Raccolta di Voci e Fatti


AVANTI  SAVOIA !

 

Benvenuti in Italia, Savoia. Non possiamo dire bentornati, perché l’attuale capostipite andò in esilio in età ancora infantile, e suo figlio non è nato né mai entrato in Italia.

Abbiamo già avuto modo di scrivere, nelle pagine informatiche di questa rubrica, sulla questione del ritorno dei Savoia (*), sostenendo che la XIII disposizione transitoria della Costituzione non era solo una mostruosità giuridica, ma anche una norma apertamente antimaschilista e occultamente antifemminista.

Si trattava in ogni caso di una norma che, per me come per milioni di italiani, era motivo di autentica vergogna. Vergogna in quanto configurata come una vendetta nei confronti di due persone del tutto innocenti, che ben a ragione potrebbero essere definite “vittime della Storia”. Vergogna per vedere vietati il territorio italiano e il passaporto a due persone colpevoli solo di portare un certo cognome, mentre su territorio italiano risiedono (ben custoditi, si spera) personaggi come Renato Curcio e Totò Riina. Mi si potrebbe obiettare che questi ultimi non hanno (per quanto ne so) diritto al passaporto, ma io rispondo che, almeno per un certo periodo della loro vita, loro ne hanno avuto diritto, mentre il giovane Emanuele Filiberto non ne ha mai avuto diritto in vita sua. Non ritengo che si possa chiamare passaporto un documento con la scritta: “Valido per tutti i Paesi tranne che per l’Italia”

Ma ora il rientro è finalmente certo, grazie all’impegno del Governo e di tutte quelle forze politiche che hanno votato l’abrogazione della XIII disposizione transitoria. Il voto contrario è venuto solo da chi ha compiuto il “gesto” di indire un referendum abortito, e dai rappresentanti della sinistra più estrema, ai quali vorrei ricordare che un loro maestro del passato, Mao Tsetung (che per attuare la sua rivoluzione sterminò in media ogni 5 – 6 mesi un numero di suoi connazionali pari al totale degli ebrei sterminati da Hitler) non mandò affatto in esilio l’ultimo imperatore della Cina (quello del film di Bertolucci, per intenderci) e tanto meno lo eliminò, ma lo “rieducò” e lo inquadrò nella Cina rivoluzionaria.

Ora, è chiaro che non si tratta assolutamente di “rieducare” i Savoia, si tratta semplicemente di rendere loro giustizia, e finalmente ci siamo arrivati. Quando cammineranno per le strade delle città italiane, le persone, a seconda delle loro opinioni, potranno chiamarli “Altezze Reali” o “Signori Savoia”, non importa. Ciò che importa è che loro ci sono, sono qui.

Benvenuti, Savoia !

 Marcantonio Scipione

 scipionemarc@libero.it

(*) v. articolo “Savoia sì, Savoia no Italiani nel mondo – Voci e fatti, luglio 2001