Raccolta di Voci e Fatti


UN ANNIVERSARIO:

TRENTATRE' ANNI DALLA DISCESA SULLA LUNA

LA  GRANDE  MASTURBAZIONE

 

"Dimme 'n po', ma che tte frega de 'sta luna ?".

Nel suo puro vernacolo romano Tonino, mio compagno di scuola e amico per la pelle (ai tempi in cui questo termine non implicava significati ambigui) se ne uscì con questa domanda per me sconcertante. Era l'estate del 1969, la contestazione globale era esplosa nelle università, nelle scuole e nelle piazze. Si stavano preparando gli anni di piombo e noi, studenti del liceo classico "Giulio Cesare" di Roma, ci stavamo preparando all'esame di maturità, che quell'anno sarebbe stato il primo con la nuova riforma varata dall'allora ministro della Pubblica Istruzione Misasi, da noi consegnato alla storia con l'appellativo di "Misàsino".

"Come sarebbe a dire: che mi frega della luna ?  - ribattei stupefatto - l'uomo sta per conquistarla... è la più grande impresa di tutti i tempi !". Tonino scosse la testa. "Io te dico che nun ce serve a gnente de annà sulla luna quanno ce avemo tanti probblemi esistenziali da risolve' qui, su la tera !" "Ma l'astronauta Mc Divitt - esclamai infervorato - ha detto che da sempre l'uomo ha sognato di guardare al di là della collina !". " Ahh, ma allora nun capisci ?  So' gli americani che hanno inventato ‘sta retorica dello spazio pe' ddistogliere l'attenzione de la gente dai veri probblemi: dalla fame ner Terzo Monno, dai due blocchi, dar Vietnam..."

Il mio sdegno non conobbe più limiti: "Come puoi parlare così ?  Stiamo per vivere e vedere con i nostri occhi un avvenimento irripetibile: il futuro dell'uomo è nello spazio !". "Be', io nun ce credo, te dico che è tutta retorica, e ppe' questo io 'sta discesa sulla luna nun la guarderò nemmeno !".

A quel punto scossi la testa e me ne andai, compatendo di tutto cuore il mio amico: si poteva avere la barba lunga, essere protestatari in eskimo, ma come si facevano a contestare assiomi fondamentali come la conquista della Luna ?  Che pena ! 

Così, la notte tra il 20 e il 21 luglio 1969 (il giorno prima del mio compleanno) vidi Neil Armstrong scendere sul suolo lunare ("Piccolo salto, balzo gigantesco per l'umanità") e applaudii entusiasta assieme al resto del mondo, con l'eccezione di Tonino e di pochissimi altri. Trascorsero gli anni dell'università, ed io presentai come tesi di laurea il problema del disarmo nel cosmo, anche se non mi sentivo più tanto sicuro che il diritto internazionale cosmico sarebbe stato il diritto del domani: mi ero ormai reso conto, a malincuore, che in fondo il mio amico Tonino aveva ragione.

In effetti, dopo trentatré anni, quale arricchimento ha portato all'umanità la discesa sulla Luna ?  Neil Armstrong non è Cristoforo Colombo, non ha aperto nessuna rotta verso un nuovo mondo; le città lunari sotto cupole di vetro sono rimaste nei fumetti di Superman, e i laboratori scientifici che si progettava di costruire lassù sono rimasti sulla carta.

L'impresa dell'Apollo 11 condusse alla vittoria americana nella "corsa allo spazio" tra USA e URSS, storicamente nata nel clima della guerra fredda come accanita competizione che vedeva nella Luna il traguardo supremo da raggiungere. Grazie ad Armstrong, Aldrin e Collins gli Stati Uniti l'hanno raggiunto, e dopo aver mandato in tutto diciotto uomini intorno al nostro satellite ed averne fatti allunare dodici, si sono fermati. Più nulla.

Ciò che mi ha sempre meravigliato è che gli americani, popolo dalla storia giovane e quindi giustamente portati ad innalzare un monumento anche al sasso su cui inciampò il cavallo di George Washington, non abbiano mai realizzato un film-documentario kolossal sulla conquista della Luna. Sfruttando l'ondata di entusiasmo allora suscitata a livello mondiale, un simile film avrebbe battuto ogni record di incasso e la NASA non avrebbe forse avuto quei problemi di bilancio che in seguito ne condizionarono l'attività.

E' indubbiamente vero che la tecnologia sviluppata per le missioni Apollo ha costituito la base dell'attuale ricerca scientifica nello spazio, ma in effetti cosa significa di per sé, a trentatré anni di distanza, il primo passo dell'uomo sulla Luna ?  Nient'altro che una vittoria iscritta nel "Guinness dei Primati", una grande impresa rimasta fine a se stessa. In definitiva, una colossale masturbazione che nella coscienza dell'umanità non ha lasciato praticamente traccia.

Ricordo un breve servizio realizzato dalla RAI un anno dopo quel 21 luglio, con interviste per strada in diverse città d'Italia. Alla domanda se ricordassero quale grande avvenimento si era svolto un anno prima, nessuno degli intervistati aveva saputo rispondere. "Ma come ? - diceva ogni tanto il cronista stupefatto - La conquista della Luna !"  "Ah già...".

Non è facile spiegare le ragioni di quest'oblio generale: si fa presto a dire che quelli erano gli anni del Vietnam, del terrorismo, della crisi del petrolio, per poi concludere semplicisticamente che "Quando vanno male le cose sulla Terra non si ha il tempo di pensare alla Luna". E' altrettanto scontato sbandierare che, per inviare dodici uomini sul nostro satellite, si è speso molto più che per salvare dodici milioni di persone dalla morte per fame nel Terzo Mondo.

Non si tratta, in realtà, di tirare in ballo slogans a effetto e solo in parte accettabili: occorre solo avere il coraggio di rendersi conto che, al termine delle missioni Apollo, la conquista della Luna si è rivelata un prodotto di consumo, usato e poi gettato via e che oggi, all'uomo medio del nuovo millennio, interessano meno che mai le imprese degli astronauti nello spazio quando egli stesso non accetta l'immigrato, odia chi ha la pelle di un altro colore ed è incapace di comunicare col suo vicino di casa.

Quanto ai seguiti di quella storica impresa, oggi si può solo constatare che gli scienziati stanno progettando il viaggio umano su Marte, però di ritornare sul nostro satellite si parla di tanto in tanto, poi tutto ritorna nel silenzio: non interessa più. Già fatto.

Ma l'uomo è davvero sbarcato sulla Luna ?  C'è addirittura chi lo nega e sostiene che la NASA abbia inscenato una montatura servendosi di capannoni e sfondi artificiali. E' un'ipotesi suggestiva e fra l'altro ripresa, anche se per un falso sbarco su Marte, dal celebre film "Capricorn One" (che sarà certamente rispolverato per l'eventuale futura missione umana sul pianeta rosso). Possiamo però essere ragionevolmente sicuri che lo sbarco sulla Luna sia realmente avvenuto, tenuto conto degli enigmi sollevati da quell'enorme quantità di rocce lunari riportate dalle missioni Apollo (di cui sembra che alcune tonnellate, tuttora giacenti nei magazzini della NASA, non siano mai state nemmeno esaminate).

La parte di quelle rocce sottoposta ad analisi ha rivelato che i minerali contenuti nel suolo lunare sono presenti in percentuali enormemente diverse rispetto al suolo terrestre: una così differente composizione geologica dimostrerebbe che la Luna non può essersi originata distaccandosi dalla Terra, come sempre ritenuto. Per spiegarne l'origine rimarrebbe quindi più accreditata la teoria della "cattura" del nostro satellite, proveniente dallo spazio esterno, nell'orbita terrestre, ma una simile ipotesi era sempre stata giudicata puramente teorica in ragione delle immense difficoltà di fisica e di balistica che incontrerebbe un corpo celeste nel collocarsi in orbita stabile intorno ad un pianeta. Allora, come è arrivata la Luna fino a noi ?  Perché è lì dove si trova ?

Altri enigmi non sono poi mancati fin dal primo sbarco. Quando ad esempio Armstrong e Aldrin, al termine della loro missione, risalirono sulla navetta orbitante su cui li attendeva Collins, sganciarono il modulo LEM con cui avevano compiuto l'allunaggio. Il LEM si schiantò sulla superficie lunare e i sismografi lì installati dagli astronauti registrarono un impatto che fu definito un "colpo di gong": la Luna aveva rimbombato come se fosse stata cava. Ricordo la voce eccitata, rauca, inconfondibile di Ruggero Orlando che da "Capo Kennedy" (come lui diceva) esclamava: "Questo potrebbe rivoluzionare le nostre conoscenze sulla fisica, sul sistema solare...". Non se ne è saputo più nulla.

In conclusione, la discesa sulla Luna sembra aver portato alle nostre conoscenze cosmiche più punti interrogativi che punti fermi. Ciò sarebbe stato certo positivo e scientificamente stimolante se le ricerche sul nostro satellite avessero avuto un seguito che finora non c'è stato. Per questo, fin quando l'uomo non si deciderà a calpestare di nuovo la polvere lunare, quella storica impresa del 1969 sarà fatalmente condannata a non rappresentare nient'altro che la più grande masturbazione della storia dell'umanità.

 

Marcantonio Scipione