Raccolta di Voci e Fatti


LA PAROLA ALLA STAMPA ITALIANA ALL'ESTERO.

IL CONVEGNO DELLA F.U.S.I.E.

Il primo articolo della rubrica dedicata a "Voci e fatti" non poteva che riguardare la voce della stampa italiana nel mondo, riunitasi a Treviso il 14 e a Mestre il 15 del corrente mese di luglio, nell'ambito del Convegno della Federazione Unitaria della Stampa Italiana all'Estero (FUSIE), cui hanno partecipato rappresentanti di oltre 100 testate iscritte alla Federazione, e alcune decine di testate in istanza di iscrizione, comprendenti sia giornali italiani pubblicati all'estero che giornali pubblicati in Italia con prevalente diffusione all'estero.

Al Convegno (Treviso), che aveva per tema "La stampa italiana nel mondo nel terzo millennio", sono state svolte interessantissime relazioni. Al Congresso (Mestre) sono stati poi eletti i nuovi organi della Federazione, in particolare un Comitato Direttivo più "snello" rispetto al precedente, per un auspicabile rilancio della FUSIE che in passato ha conosciuto momenti difficili, dovuti a carenze di gestione e di fondi. Una Federazione stampa efficace e organizzata verrebbe a essere  uno strumento prezioso per far sentire in tutto il mondo la voce dell'Altra Italia, in un momento in cui si assiste alla crescita della voglia di italianità, e la nostra lingua assume una sempre maggiore importanza anche con un ruolo "veicolare", come testimoniano i giornali bilingui pubblicati in tutto il mondo, taluni in italiano e spagnolo, taluni in italiano e inglese, taluni in italiano e portoghese, e così via.

Nel corso del Convegno, è stato colto al volo un inciso sulla "nuova emigrazione" in un intervento del neo-eletto Presidente della FUSIE Dr. Domenico De Sossi. Tale inciso, riferito all'impiego a 50.000 lire al giorno di operai in Romania da parte di imprenditori italiani, poteva forse dare adito ad accuse di sfruttamento di mano d'opera. In realtà, non bisogna dimenticare che l'ammontare di un salario va sempre riferito al potere di acquisto nel Paese, quindi una somma che ci può apparire esigua è in effetti proporzionata ai costi locali. La "nuova emigrazione" italiana non mira allo sfruttamento dei Paesi in cui opera, ma alla realizzazione di grandi opere di ingegneria civile e industriale, vinte in gare d'appalto con altri Paesi agguerriti e tecnicamente avanzati. Gli ingegneri italiani, gli architetti e le migliaia di tecnici a seguito d'impresa impegnati nell'edificazione di ponti, strade e dighe, nella ricerca petrolifera e negli impianti off-shore, costituiscono oggi una "nuova emigrazione" di cui si può a buon diritto essere orgogliosi, senza affatto dimenticare la fascia più debole della nostra prima emigrazione, che va assistita e tutelata oggi più di ieri.

 

Su questo tema, e su tutti gli altri temi che tratterò nei prossimi articoli, rimango in attesa di conoscere l'opinione dei lettori.

 

                                                                                              Marcantonio Scipione