LA VOCE


PASSATO, PRESENTE, FUTURO

L’emigrazione italiana nei secoli

Considerazioni di un giovane sull’evoluzione del fenomeno

 

STEFANO GUELFI CAMAIANI

 

Sono lieto di essere stato chiamato alla fondazione dell’Associazione Italiani all’Estero, ed altrettanto gradita è per me la partecipazione attiva a questa nobile iniziativa su queste colonne presentatemi già da alcuni mesi dal Segretario Generale Conte Professore Franco Santellocco. Attraverso la mia attività, sia di studente universitario presso la Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" di Firenze e quale membro attivo dell’Istituto Genealogico Italiano, oltre che da diversi anni Segretario del Rotaract Club Firenze Ovest, ho potuto apprezzare e porre la mia attenzione sui problemi, fatti e circostanze concernenti molti connazionali, singoli individui ed intere famiglie, coinvolti dal fenomeno dell’emigrazione all’estero. Mi è accaduto in numerose occasioni di conoscere e valutare non solo sul piano intellettivo, quindi pratico o di comportamento, ma soprattutto con lo spirito spesso propenso verso valori astratti, quello che è il contorno delle circostanze che giorno per giorno sono al centro del pensiero di una qualsiasi persona di nazionalità italiana che ha dovuto affrontare il problema di salutare la propria nazione, per motivi spesso di necessità, oltre che per aspirazioni di vita. Ho citato la parola salutare poiché, per la maggior parte dei casi, l’italiano trasferitosi in un qualsiasi paese estero, è rimasto legato alla propria nazionalità esclusivamente per un luogo ed una data di nascita quindi un semplice legame di parentela, spesso svanito col passare di appena due generazioni. Quale altro legame, se non la famiglia, con le sue tradizioni storiche, lo ha mantenuto legato all’Italia? Certo non lo Stato attraverso le proprie delegazioni diplomatiche, non i vari Istituti di cultura di lingua italiana sorti durante il passare degli anni nelle varie nazioni, certo non le carenti iniziative locali portate avanti da singoli privati nei vari continenti, nella totalità operanti attivamente per un tempo ben determinato e poi dileguatisi nel niente o quasi. Sicuramente queste iniziative hanno contribuito a fare sì che l’individuo, una volta giunto in un nuovo ambiente, sia stato coadiuvato nella formazione professionale, di lavoro, ed è già un aspetto rilevante, trascurando le altre componenti umane. Logicamente le mie parole vanno intese sotto un profilo di carattere storico-familiare, caratteristica basilare del mio impegno giornaliero. Nell’attualità di tutti i giorni, oltre che una necessità economica, politica e religiosa alla base di tutti gli Stati europei ed extraeuropei, ritengo non trascurabile quel calore storico-culturale che è l’essenza, la linfa dello spirito umano. Da giovane, gradirei dare una visione giovane alle finalità di questa rivista, l’esprimere pensieri rivolti soprattutto ai giovani italiani all’estero, con i quali, attraverso le mie molteplici attività, ho avuto già modo di trattare, senza fino ad oggi una concretezza, con la quale cercherò di impegnarmi, per quanto mi sarà possibile, attraverso l’Associazione cui questa testata ne è la parola, il mezzo d’espressione, "la Voce".

Spesso ci siamo chiesti, ci siamo domandati dentro ciascuno di noi stessi, quali sono state le avversità, le problematiche, il dispiacere morale ed il piacere materiale, i risultati positivi e negativi del fenomeno dell’emigrazione italiana all’estero, ma allora cosa pensare dell’emigrazione italiana delle migliaia di giovani, spesso non ancora maggiorenni, avvenuta attraverso i secoli? Quale socio fondatore di questo nuovo ma operante sodalizio, cercherò di fare il possibile per contribuire, o risolvere questo quesito che da tempo mi sta a cuore, con la speranza che il mio pensiero venga recepito in toto con la partecipazione dei giovani o meno giovani lettori italiani in Italia e all’estero.

 

S.G.C.


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