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Articolo di Franco Santellocco

Le maglie deboli della convivenza civile


Un problema delicatissimo, che si propone ormai con frequenza, è quello delle coppie miste. I flussi migratori sempre più intensi producono l'infittirsi di relazioni che si concludono con matrimoni o con convivenze. 
Molte di queste unioni non conoscono problemi e fortunatamente per gli attori esse non sollevano problemi di natura giuridica e soprattutto umana. Altre invece sono destinate a sciogliersi, le differenze culturali e religiose pongono spesso con il tempo problemi quasi impossibili da risolvere, le conseguenze sono penose sia per gli adulti che per i minori che ne sono il frutto. 
A mio avviso occorre rafforzare lo sforzo preventivo nello spiegare la cultura dell'altro, perché troppo spesso l'amore non basta a tenere in piedi una unione quando l'identità culturale e religiosa dell'altro è soverchiante e la donna è il soggetto debole. 
In molti Paesi la legislazione familiare non offre alcuna protezione alle mogli separate. 
Queste donne già vittime di una rottura dei rapporti, che spesso avviene in clima di aspra contesa, si ritrovano in un ambiente ostile, senza trovare spazi di inserimento nel tessuto sociale, perché in quel mondo anche la donna divorziata, locale, viene sovente accantonata dalla sua stessa famiglia di origine. 
E' quindi evidente che la permanenza per una straniera diventa impossibile : l'affidamento dei figli è concesso al padre dalla maggior parte delle loro legislazioni familiari, la visita stessa ai figli è spesso impedita. Ed anche quando l'affidamento avviene sulla base della legislazione italiana, diventa difficile ottenere non solo che l'altra parte contribuisca nella giusta misura alla educazione ed al mantenimento dei figli ma anche che siano loro riconosciuti i benefici previsti dal codice civile, ad esempio in caso di eredità. 
Ecco dunque che la tutela dei connazionali più deboli appare una priorità assoluta, con particolare riguardo alle maglie fragili di ogni contratto di convivenza, a donne e minori nelle unioni miste. Innanzi tutto deve essere fornita l'assistenza legale, in maniera da poter sfruttare anche in quei Paesi in cui la legislazione è più restrittiva nei confronti delle donne le piccolissime aperture che essa offre, un'assistenza economica continuativa e completa poiché spesso la donna con la separazione perde ogni risorsa economica. 
Infine si deve pensare a qualche forma di copertura sociale, ad utilizzare ogni possibilità di lavoro sia pure in contesti difficili con appropriati provvedimenti di formazione professionale adattata alla situazione al fine di rendere la donna professionalmente indipendente ( per inciso, a proposito di formazione professionale c'è da chiedersi come mai in questa campagna elettorale è completamente scomparso l'impegno per la formazione professionale dei connazionali residenti in Paesi non appartenenti alla U.E). 
In definitiva questo ultimo provvedimento deve rientrare in un complesso di misure per restituire ai Consolati la loro centralità nella piena assistenza ai connazionali, soprattutto in quei Paesi in cui la legislazione familiare appare più lontana da quella nazionale. 
Unitamente all'assistenza alle donne in condizioni disagiate per effetto di una separazione non va dimenticata la penosa situazione in cui si trovano i bambini, sottratti spesso ad uno dei genitori e che crescono in condizioni psicologiche di fragilità ed in un costante conflitto di appartenenza fra le due diverse civiltà di genitori separati. I consolati in queste situazioni diventano un elemento basilare nel cercare di ristabilire una corretta applicazione delle leggi nell'interesse del minore, per difenderne un regolare sviluppo morale, etico ed educativo. 
Coppie miste, donne e minori sono certamente maglie deboli di una società prodotta dalla globalizzazione: non devono essere lasciate senza assistenza e sostegno, quindi occorrono due cose
1) Una corretta informazione preventiva sulla cultura dell'altro e sulle leggi del suo Paese
2) Un aiuto legale e psicologico dopo