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Articolo di Franco Santellocco

A proposito della sospensione del C.G.I.E.

 

La forzata sospensione dell'attività del CGIE a causa della ormai nota sentenza del TAR del Lazio e della conseguente diffida inviata dagli avvocati della CNA e del suo Patronato ha portato alla luce alcuni nervi scoperti e le lacune della legge istitutiva.

Innanzi tutto la gestione delle risorse: come noto essa non è curata in autonomia dal Consiglio, ma dal Ministero degli Affari Esteri attraverso il funzionario che ricopre l'incarico di Responsabile della Segreteria. Appare appena il caso di sottolineare come non sia possibile chiedergli di impegnare i consistenti fondi necessari per una convocazione, di cui è garante in solido, senza avere la certezza che l'Amministrazione riconoscerà l'impegno finanziario derivante, evento che la sentenza mette in forse.

Ben più grave appare tuttavia la riapparizione, che sembrava ormai dimenticata, della dialettica ostile da parte di alcuni Consiglieri eletti verso quelli di nomina governativa e addirittura del tentativo di delegittimazione del CGIE, invocandone l'abolizione per manifesta inutilità: alcune voci si sono fatte sentire per sostenere che la rappresentanza democratica degli italiani all'estero é adeguatamente realizzata dai soli Consiglieri eletti, non colpiti dalle conseguenze della sentenza, senza ulteriore necessità di essere completata da altri.

E qui viene alla luce l'inadeguatezza della visione del mondo degli italiani all'estero da parte del legislatore o una applicazione distorta della norma legislativa.

Infatti i Consiglieri di nomina governativa, come appare nello spirito della legge illustrato brevemente nella relazione che ne accompagna la presentazione al Parlamento, avrebbero dovuto costituire l'anello di congiunzione fra la rappresentanza eletta, che si immaginava forse sprovveduta, lontana dalla dialettica politica, e le istituzioni nazionali, partiti, associazioni, sindacati, patronati.

Nella pratica applicazione della legge è invece avvenuto che gran parte dei componenti eletti nel CGIE fanno riferimento a organizzazioni di patronato o politiche, che hanno già un intenso e diretto collegamento con il mondo istituzionale italiano e rendono di fatto, se non superflua, certamente ridondante la rappresentanza delle Istituzioni all'interno del Consiglio.

Si è poi verificato che il CGIE attuale ha assunto una decisa connotazione politica, avversa alla maggioranza parlamentare in essere, diventando cassa di risonanza delle rivendicazioni, talvolta soltanto demagogiche, di forze politiche alla ricerca dello scontro più che alla individuazione della soluzione dei problemi, perdendo in questo modo quel ruolo di propulsione, consulenza e cooperazione che avrebbe dovuto essergli proprio.

In questo primo scorcio di attività, dal luglio 2004, pur nell'intensa attività svolta, è mancata una profonda riflessione sulla necessità di modifiche alla legge istitutiva, sulla evoluzione possibile del CGIE, sui rapporti con la futura rappresentanza parlamentare, sulle priorità dei provvedimenti a beneficio delle comunità all'estero ed infine sulle divergenze fra Circoscrizioni elettorali per il Parlamento e quelle per il Consiglio.

A proposito di queste ultime appare appena il caso di sottolineare che mentre la legge istitutiva del CGIE pone correttamente, in relazione ai numerosi legami economici, di cooperazione, industriali, il Nord-Africa e l'area sub-sahariana nell'area euromediterranea, la legge elettorale unisce questa regione al resto del continente africano, Sud Africa in particolare, Asia ed Oceania, negandole di fatto ogni possibilità di rappresentanza nel Parlamento nazionale.

In conclusione il ricorso al TAR della CNA, una iniziativa legittima, ma forse improvvida e che avrebbe potuto essere meglio gestita dall'area cui fa riferimento politico, ha provocato il congelamento dell'attività del Consiglio in un periodo certamente cruciale per le comunità italiane all'estero e per il futuro del Consiglio stesso.

Appare ora chiaro che, giunti in periodo elettorale, ogni soluzione diventa difficile e probabilmente dilazionata: le sorti del CGIE difficilmente rientrano, a parte le uscite demagogiche, fra le priorità di forze politiche e del governo e nella più favorevole delle ipotesi l'argomento tornerà nell'agenda dei problemi da risolvere al termine delle vicissitudini elettorali e dell'insediamento del nuovo Parlamento, verso l'inizio del prossimo autunno.

L'augurio che accompagna il ritorno alla piena operatività del CGIE è che esso sia capace di sviluppare una profonda autocritica e rivolgere la propria attenzione, con la partecipazione attiva della rappresentanza parlamentare eletta nelle circoscrizioni Estero, ad una convinta revisione del proprio ruolo, cominciando dalla legge istitutiva.