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Articolo di Franco Santellocco

Il dramma dei bambini nei Paesi africani: può fare qualcosa il CGIE? 

 

Recenti notizie di stampa ci portano in questi giorni al cuore del dramma che sconvolge molti Paesi africani: in Niger la vita di 800mila bambini é a rischio, 250mila sono malnutriti, 30mila soffrono di malnutrizione grave, che per la maggioranza di loro significa la morte per fame. 
In Zimbawe uno spietato dittatore, prigioniero ormai del culto della propria personalità, con l'assurda motivazione di ripulire le città, distrugge interi sobborghi dove era consentita almeno una vita sia pure miserabile a milioni di persone e condanna 220mila bambini alla mancanza di tutto, anche di un tetto di lamiera, dopo aver negato loro scuola, cibo, acqua, assistenza, in definitiva la speranza di un futuro.
Le organizzazioni internazionali fanno quello che possono, fra mille difficoltà burocratiche ed ostacoli frapposti da autorità corrotte ed inefficienti, ma i loro sforzi non sono che un rivolo modesto e certamente non sufficiente ad alimentare l'immenso fabbisogno di ogni tipo di assistenza della maggioranza dei Paesi africani. 
Appare sempre più indispensabile affrontare il problema dell'aiuto ai Paesi africani in termini di efficacia, con l'obiettivo primario di assicurare condizioni di sopravvivenza sostenibile in termini di alimentazione, assistenza, educazione, scolarizzazione, per offrire innanzi tutto una speranza di vita a popolazioni che al momento non hanno altre prospettive per il loro futuro che la fuga.
Qualcuno ha detto: "Se una persona ha fame non dargli del pesce, insegnagli a pescare". Nella sua semplicità è una prima parte di un efficace programma di aiuto ed assistenza. 
È poi necessario selezionare le aree di intervento, individuare i fabbisogni, coordinare gli sforzi, anche a scapito di una perdita di visibilità, per evitare dispersione di risorse.
Le Regioni si sono mosse molto e con investimenti notevoli, anche se spesso il loro intervento è apparso scoordinato, frutto più di un volontarismo entusiasta che di una programmazione scientifica e studiata in profondità per fornire assistenza ai più bisognosi, in una difficilissima e dolorosa graduatoria di merito. È uno dei vasti capitoli della cooperazione non tanto allo sviluppo quanto alla sopravvivenza, concepita come base su cui costruire, in tempi più maturi, un solido processo di sviluppo. 
È uno dei temi che la ormai prossima Conferenza Stato - Regioni e P.A. - CGIE dovrebbe proporsi all'ordine del giorno per utilizzare al meglio conoscenze ed esperienza degli italiani da tempo residenti in Africa, per mettere a frutto la loro capacità imprenditoriale.
È un tema comunque che dovrà essere affrontato in termini realistici da un Paese come il nostro, diventato ormai terra di frontiera e di approdo per una vasta massa di diseredati, privati non solo di un futuro, ma anche della speranza di averne uno.