News

N

e

w

s

Articolo di Franco Santellocco

CGIE: Un problema aperto - Modifiche necessarie per un organismo obsoleto 


È ormai noto, in primis proprio ai componenti del CGIE, che la legge istitutiva del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero e successive modificazioni è ampiamente superata ed obsoleta.
Gli articoli sono posti in successione caotica ed ampiamente in contraddizione tra loro, per non parlare della ben più grave circostanza che la legge nel suo insieme appartiene ad un'epoca che non è più, e si trova su di un piano di completo scollegamento dalla realtà, senza alcuna attinenza con le tematiche ed i problemi che gli italiani nel mondo oggi si trovano ad affrontare.
L'attuale ripartizione geografica e per aree continentali prevista dalla legge non risponde alle esigenze di un'emigrazione italiana sempre in fermento, che nel corso degli anni ha cambiato forma e contenuto, evolvendosi sia quantitativamente che qualitativamente in qualcosa di molto diverso da ciò che il legislatore pensava in origine di dover disciplinare. Soprattutto, l'attuale normativa non è certo in armonia con la ripartizione continentale prevista dalla legge elettorale passiva.
Insomma, l'adeguamento della normativa è senza dubbio una necessità assoluta: in un Paese che fa della propria tradizione giuridica un motivo di vanto e che si fregia del titolo di "Stato di diritto", non è tollerabile dimenticare sistematicamente le esigenze di una larga fetta di popolazione, i cui sacrifici tanto hanno contribuito al benessere ed al prestigio dell'intero "sistema Italia".
Purtroppo questa necessità non ulteriormente procrastinabile, anche in vista di una piena efficacia delle ormai prossime elezioni politiche per quanto riguarda la circoscrizione estero, non sembra interessare il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero.
Peggio, si tentano estemporanee variazioni sul tema, con l'unico risultato di aggravare ulteriormente il quadro generale della situazione. Il CGIE è prima di tutto un organismo propositivo, la cui azione dovrebbe essere di stimolo e supporto per le Istituzioni, affinché non ci si perda lungo la strada del sempre più completo riconoscimento delle necessità degli italiani nel mondo, e della risoluzione degli ancora troppi problemi che affliggono questa realtà così variegata ed affascinante.
In questo quadro, ben vengano le proposte di tutti per uscire da una impasse che rischia di pregiudicare la piena rappresentatività di quanti si troveranno ad avere l'onore e l'onere di portare le istanze degli italiani nel mondo, per la prima volta dopo decenni di oblio, in seno al Parlamento nazionale. 
Ma allo stesso tempo, deve essere ben chiaro a tutti che non è concepibile risolvere in maniera egoistica e particolaristica i problemi di singole aree penalizzando ulteriormente le altre.
La grande forza degli italiani residenti all'estero, che insieme all'innata tenacia ci porta oggi ad essere testimoni di questo traguardo storico del voto politico, è sempre stata l'unità d'intenti al di là di qualsivoglia colore partitico, e la consapevolezza di dover agire all'unisono per rivendicare il rispetto dei sacrosanti diritti di una intera categoria di italiani per troppo tempo trattati da "serie B".
Mi auguro che una simile consapevolezza non venga mai meno in seno al CGIE, e che nessuno di noi si faccia tentare dalle menzognere sirene del particolarismo partitico nazionale. 
Diversamente, finiremmo per non accorgerci degli scogli, incagliandoci irrimediabilmente nella miserevole litigiosità che si addice alle comari di paese, ma che sarebbe disastrosa per chi è chiamato oggi a farsi portavoce di milioni di italiani sparsi, quale realtà multiforme e variegata, in ogni angolo del globo.