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Nota dell'A.I.E.

CGIE: Documento finale della V^ Commissione tematica - Formazione Lavoro Impresa Cooperazione - presentato da Franco Santellocco


Nel corso dei suoi lavori la Commissione ha preso atto dell'informativa fornita recentemente all'ultimo Consiglio di Presidenza relativa agli interventi finalizzati alla formazione professionale degli italiani residenti in Paesi non appartenenti all'Unione Europea promossi dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. 
L'ultimo avviso è stato pubblicato il 24 marzo 2004, l'ammontare complessivo delle risorse a bando è pari a 26 milioni di Euro, di cui 15 milioni per azioni per lo sviluppo locale, 3 milioni per lo sviluppo delle collettività italiane e 8 milioni per la formazione individuale. In risposta all'Avviso sono stati complessivamente presentati 537 progetti che, a seguito della valutazione sull'ammissibilità formale, sono stati ridotti a 517. 
Secondo le informazioni acquisite presso il Ministero del Lavoro dalla Direzione generale (DGIEPM), in data 3 maggio 2005 è stato dato avvio ai lavori del Comitato Tecnico di Valutazione, che dovrà esaminare i contenuti dei progetti per individuare un elenco di proposte ammissibili al finanziamento.
La graduatoria di tali progetti sarà resa pubblica alla fine di settembre 2005: dunque è in via di conclusione una iniziativa che, se condotta con determinazione, darà un ulteriore contributo alla riqualificazione professionale di manodopera attiva ed alla qualificazione di giovani in cerca di occupazione. 
Certamente il Comitato tecnico di Valutazione deve lavorare con estrema determinazione allo scopo di evitare ancora ritardi nella scelta delle proposte ammesse al finanziamento.
Questa Commissione ritiene, comunque, ingiustificabile il mancato inserimento di un delegato CGIE nel Comitato tecnico di valutazione dei progetti.

Sempre nel settore della formazione sono state rese note nei primi giorni di giugno alcune iniziative che potrebbero essere foriere di ricadute positive per le comunità italiane all'estero.
Apprendiamo dalla stampa che si è svolta alla Farnesina una giornata di discussione sulle prospettive di valorizzazione delle competenze tecnico-scientifiche delle comunità italiane all'estero. 
Vi hanno preso parte rappresentanti e professori delle principali Università italiane, esponenti del mondo della ricerca, della formazione, nonché rappresentanti di Regioni ed altri Ministeri. 
L'evento si inquadra nelle attività della Direzione Generale Italiani all'Estero e Politiche Migratorie cofinanziate dal Fondo Sociale Europeo per il periodo 2000-2006 d'intesa con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ed ha esaminato ipotesi di valorizzazione delle competenze tecnico-scientifiche delle comunità italiane all'estero ed approfondito i temi della formazione universitaria, della ricerca e l'innovazione tecnologica e della formazione professionale.
La V Commissione ritiene doveroso sottolineare ancora una volta il mancato coinvolgimento del CGIE in quanto organo di rappresentanza degli Italiani all'estero e chiede al Comitato di Presidenza di adottare le più opportune iniziative al riguardo.

Una interessante iniziativa è stata sviluppata a cura delle Università di Roma e di Buenos Aires per individuare linee di convergenza fra i programmi universitari al fine di pervenire al riconoscimento reciproco dei diplomi. 
L'Università del Salvador di Buenos Aires e La Sapienza di Roma hanno concluso un accordo che permette di frequentare alcuni corsi di laurea presso l'Università argentina, in particolare Economia politica ed Economia e Finanza per la gestione di impresa, con un piano di studi unico ed integrato, che consente di ottenere un titolo di laurea riconosciuto tanto in Italia che in Argentina, e permette ai laureati di accedere ai mercati del lavoro con una formazione biculturale e trilingue.
La Commissione auspica che analoghe iniziative per il riconoscimento reciproco dei titoli di studio si sviluppino e vengano sostenute non soltanto nei Paesi extraeuropei, ma anche in Europa con Paesi, quali la Svizzera, che non fanno parte dell'U.E., estendole anche all'insieme dei percorsi formativi senza limitazioni al solo ambito universitario.
La Commissione esprime inoltre l'augurio che tali iniziative vengano adeguatamente valorizzate e sostenute dalla IV^ Commissione CGIE non solo perché esse costituiscono un richiamo verso la cultura della terra di origine ed un più consistente legame delle nuove generazioni, cresciute ed educate nei Paesi di accoglienza, con l'Italia e le sue realtà, ma anche perché favoriscono un nuovo assetto della presenza italiana nel mondo e soddisfano le esigenze d'internazionalizzazione in ambito formativo e di globalizzazione nell'economia, di portata sempre più ampia che esigono dai professionisti conoscenze che facilitino l'inserimento lavorativo anche in paesi di aree diverse.

Grande attenzione é stata rivolta dalla Commissione all'intervento del Cons. Mauro Battocchi, Capo dell'Ufficio III della DGCE, che ha illustrato i contenuti della legge 31 marzo 2005, n. 56 "Misure per l'internazionalizzazione delle Imprese", entrata in vigore il 5 maggio scorso che si pone l'obiettivo di offrire all'imprenditoria italiana, con gli sportelli unici Italia, nuovi strumenti operativi, di coordinamento e di raccordo che consentano da un lato un'accresciuta presenza all'estero delle imprese nazionali e dall'altro favoriscano la sinergia degli organi e degli enti oggi operanti nel settore, di cui si fornisce di seguito un elenco che si spera esaustivo: Ministeri degli Affari esteri, delle attività produttive, dell'economia e delle finanze, per l'innovazione e le tecnologie, dell'istruzione dell'università e della ricerca, Rappresentanze diplomatiche, uffici consolari, dell'ICE, dell'ENIT, delle camere di commercio italiane all'estero, di Sviluppo Italia, di istituti di credito, di consorzi di garanzia fidi, di sistemi fieristici, della Conferenza dei Rettori delle università.
Il provvedimento, tuttavia, resta ancora in itinere tenuto conto che, entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge, sarà adottato dai Ministeri degli Affari esteri e delle attività produttive, d'intesa con il Ministero della economia e delle finanze e con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome, sentiti i soggetti partecipanti e le associazioni di categoria, il regolamento che definirà le modalità operative, di costituzione ed organizzazione degli sportelli unici.
Manca ancora una volta il coinvolgimento del CGIE nell'esprimere il parere sulla proposta di Legge.
Certo è che lo stesso Regolamento dovrà essere partecipato segnatamente al CGIE come puntualizzato dall'art. 5 para 3 e art. 6 para 1-quater della Legge 56/2005.
Il Consigliere Batocchi ha inoltre informato la Commissione che il MAE, il MAP, l'ICE e le Camere di Commercio hanno già compiuto passi concreti per dare attuazione alla legge grazie a un accordo firmato il 24 marzo 2004 che ha permesso di creare strutture comuni tra Ambasciate e Uffici ICE all'estero in 33 sedi mentre in altre 9 tali integrazioni sono in fase di realizzazione.
Nel corso del dibattito è stata rappresentata la necessità di sburocratizzare le procedure e di diffondere in maniera più capillare le strutture e le informazioni coinvolgendo le organizzazioni rappresentative dei connazionali e dell'imprenditoria italiana all'estero.
Questa relazione è compressa fra discussioni di grande rilievo quali la Conferenza Stato-Regioni PA-CGIE, l'esercizio del voto all'estero, la stampa e quindi l'informazione, grandi tematiche cui ci auguriamo di trovare insieme soluzioni concrete.
Tuttavia la V^ Commissione intende sottolineare la modesta attenzione nel provvedimento sopraccitato per il ruolo dell'imprenditoria italiana all'estero, un argomento che sembra suscitare scarso interesse anche nel CGIE.
Il documento finale della V^ Commissione presentato nello scorso mese di dicembre aveva messo in rilievo come il "Sistema Italia"non fosse ancora completo, segnalando le difficoltà incontrate dalle imprese italiane nell'ottenere finanziamenti e garanzie e lamentando la scarsa attenzione prestata al coinvolgimento ed alla cooperazione con gli imprenditori di origine italiana operanti all'estero, quello approvato nello scorso mese di marzo ancora una volta sottolineava l'impressione che il "Sistema Paese" non fosse in grado di sviluppare tutte le potenzialità che la diaspora della emigrazione ha creato, che il mondo della emigrazione sia considerato più un sentimento che una risorsa. 
Comunque questo provvedimento accresce anziché diminuire i nostri dubbi.
Vediamo infatti che la Conferenza permanente Stato - Regioni e PA è chiamata al concerto nella individuazione delle priorità e dei settori di intervento per l'applicazione dell'accordo quadro con le Università in tema di internazionalizzazione e che le associazioni di categoria sono ascoltate per favorire ed incentivare il coordinamento delle attività promozionali e la realizzazione di progetti di investimenti di carattere pluriennale di internazionalizzazione di settore, mentre non una sola parola è spesa per il coinvolgimento del mondo dell'imprenditoria italiana all'estero.
La Commissione ritiene opportuno richiedere che il CGIE sostenga con una determinazione più convinta rispetto a quanto avvenuto nel passato l'imprenditoria costruita dai connazionali e maturata nei Paesi di accoglienza e che potrebbe, in sinergia con le imprese nazionali, svolgere un ruolo importante e fondamentale nella promozione e nello sviluppo delle iniziative in essere per il sostegno dell'offerta.
E' un ruolo che viene rivendicato con forza da un mondo imprenditoriale che non solo non vuole essere dimenticato, ma sottolinea la propria originalità e capacità di impresa, a sostegno ed in sinergia con la economia del Paese di adozione. 
Gli imprenditori italiani nel mondo ritengono di avere diritto, al pari e forse più di altre strutture, di essere ascoltati nella scelta delle strategie economiche, culturali, amministrative adottate verso i Paesi in cui essi sviluppano la loro attività.
In definitiva essi si propongono come attori di un universo ove l'italianità non sia solo un sentimento, ma una realtà concreta in cui non sia fatta distinzione fra italiani in Patria ed all'estero, ritengono di poter rivendicare il diritto di essere coinvolti nell'individuazione di iniziative che non siano solo italocentriche, ma dirette a soddisfare le esigenze di un mondo globale, fatto di imprese, famiglie, scuole, stabilmente integrato nei Paesi di adozione e tese ad offrire un riferimento ideale, un richiamo continuo, un interesse reale ad integrare benessere del Paese di origine e di quello di elezione.
La Commissione ha poi ascoltato con interesse l'intervento del Dott. Sicolo (Ufficio II della DGITEPM) che ha illustrato l'accordo sottoscritto nello scorso mese di marzo tra il MAE - Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie ed Assocamerestero con la finalità di favorire quei processi di formazione e di affiancamento alle Amministrazioni delle Regioni del Mezzogiorno (Basilicata, Puglia, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna) che prevedono il coinvolgimento delle comunità degli italiani residenti all'estero nello sviluppo del territorio, per una sempre maggiore collaborazione tra la rete delle Camere di Commercio Italiane all'Estero, le Regioni e tutti i soggetti istituzionali, sociali, culturali ed economici a vario titolo interessati.
Le proposte di indirizzo sulle attività future e su quelle in corso di realizzazione saranno valutate da un Comitato Paritetico, composto di un rappresentante di Assocamerestero, uno del Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale per gli Italiani all'estero e le politiche migratorie - Ufficio II, ed un rappresentante delle Regioni. 
La Commissione richiede con forza che il CGIE sia rappresentato in tale Comitato.

La Commissione ha ascoltato dal dott. Petroni (DGMM) l'aggiornamento relativo al rilancio del processo di Barcellona, un impegno di rilevanza politica, economica e culturale, che, dopo 10 anni di faticoso cammino intrapreso dai Paesi dell'Unione Europea ha raggiunto solo in parte gli obiettivi prefissati, ma che sta attivamente ricercando un rilancio e la individuazione dello strumento finanziario più adeguato per convogliare risorse non solo agli Stati, ma anche sul territorio con il coinvolgimento della società civile locale.
Tuttavia l'ormai acquisita convinzione che alcuni problemi europei, come il terrorismo e l'immigrazione, possano essere risolti solo attraverso una buona cooperazione fra nord e sud dovrebbe facilitare l'adozione di proposte per una stretta collaborazione con i Paesi del nord Africa che consenta di stabilire una relazione privilegiata economica e sociale.
Rimane l'augurio che dopo la rimozione delle ragioni che hanno frenato il progresso del processo di Barcellona, l'avvento della globalizzazione, la tragedia dell'11 settembre, il progressivo allargamento della casa comune europea, la Comunità europea sia pronta a guardare con rinnovata sensibilità ai problemi dell'area mediterranea ed a trovare soluzioni concrete ai numerosi problemi che sono all'origine di sottosviluppo e povertà.

Il dramma dell'Africa ha avuto in questi giorni grande risalto mediatico, prima con le manifestazioni musicali del "Live 8", poi con le riunioni del G8.
E' lecito chiedersi cosa rimarrà di tutto questo rumore intorno ad un Continente che sta morendo per i debiti, per le malattie, per le guerre provocate da motivi religiosi o etnici, per la corruzione, per il malgoverno.
Del resto l'intervento del Cons. Gabriele DI MUZIO- Uff. IV DGCF, va in questa direzione con specifiche indicazioni dei singoli mali che attanagliano il Continente.
D'altro canto è problematica l'individuazione di pertinenti strumenti e nuove politiche atte a un concreto avvio per la soluzione dei problemi.
Tuttavia le premesse cominciano a essere, dopo anni di immobilismo, promettenti. Nel corso dell'ultimo "summit" l'Europa in un solo colpo annulla i debiti a 14 Paesi africani, senza tuttavia rimuovere le cause di fondo che saranno all'origine di nuove situazioni debitorie, finanziando profumatamente la propria agricoltura, evitando di aprire i propri mercati ai beni prodotti nei Paesi in via di sviluppo.
L'intera realtà della cooperazione allo sviluppo è in fermento e necessita di essere ripensata e riformata senza indugio per non ripetere i drammatici errori del passato e per impedire che lo sforzo economico finisca disperso tra i mille rivoli della burocrazia.
La V Commissione auspica che si proceda finalmente in tempi stretti al varo della organica riforma della legge sulla Cooperazione allo Sviluppo. 
La piccola imprenditoria italiana spesso dimenticata in Patria, ma vivace e dinamica, é già presente nel continente e non può che augurare ulteriore sviluppo alle iniziative volte a individuare ed adottare quei programmi che costituiscono buone piattaforme per investimenti, idonei a svilupparsi con successo, nel settore agricolo e nella piccola imprenditoria, dando speranza a popolazioni che non vedono altro futuro che la fuga.
La V Commissione richiede inoltre che il prossimo DPEF tenga conto delle esigenze ormai ampiamente individuate nell'ambito della Cooperazione.

La V^ Commissione si augura che il CGIE continui ad essere un organismo combattivo, capace di isolare polemiche e veleni e di trovare soluzioni praticabili e concrete ai problemi reali delle comunità italiane all'estero, senza dimenticare l'esistenza di una imprenditoria che ha saputo svilupparsi grazie all'iniziativa ed alla voglia di intraprendere e che chiede il sostegno del CGIE per essere riconosciuta ed inclusa nei progetti di sviluppo e di cooperazione verso i Paesi in cui essa stessa è attore.
La Commissione ha ascoltato 5 funzionari in audizione: ritiene di esprimere vivo ringraziamento al Ministro Bernardo Carloni per il puntuale coordinamento.