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Articolo di Franco Santellocco 

RAI International: un organismo da rifondare 

 

Ha suscitato grande entusiasmo la recente decisione delle Autorità canadesi di acconsentire alle trasmissioni di Rai International: la costante pressione della nostra dirigenza è stata premiata.

La circostanza che la voce ufficiale della informazione italiana giunga al maggior numero di italiani all’estero non può che suscitare giusta soddisfazione.

Quello che invece lascia perplessi è la qualità delle trasmissioni, in generale, e la qualità dell’informazione in particolare.

Sono accurati i servizi sportivi (a meno dei Gran Premi automobilistici), per tutto il resto il vuoto è piuttosto profondo.

Per indicare il livello delle informazioni fornite, ad esempio, in una trasmissione dello scorso mese di maggio, un professore universitario della facoltà di economia dell’Università di Roma 3, alla domanda di un giovane figlio di connazionali sulle possibilità offerte dal mercato del lavoro in Italia rispondeva che esse sono molto modeste poiché dopo l’avvento dell’euro il costo della vita aveva registrato un aumento dell’80 (ottanta) per cento.

Qualche talk show con italiani all’estero, qualche risposta a lettere, la riproposizione di “fiction” vecchie, ritrasmissione di qualche “Domenica in”, insomma un complesso di cose francamente deludente.

Sui referendum, poi, l’unica informazione che è trapelata in un mese, in coda al Telegiornale del TG3 in serata, è stata che l’elettore deve presentarsi al seggio munito di scheda elettorale e documento di riconoscimento!

Nessuna spiegazione sull’incomprensibile ed enigmatica fraseologia dei quesiti referendari, nessun chiarimento sul reale significato di ciascun quesito, sui modi di esprimere la propria opinione, si, no, astensione, sulle conseguenze che ciascuna di queste scelte comporta.

Spiegare il contenuto di ciascun quesito è una responsabilità politica che i politici sembrano fuggire sugli schermi di RAI International. Qualche Consolato ha tentato di dare sui propri siti spiegazioni tecniche, che saranno sicuramente criticate da quei politici che esercitano dietrologia senza essere capaci di assumere le responsabilità che sono loro proprie.

Grande preoccupazione sulle anagrafi, ma nessuna sollecitazione ad informare, ad interessare, a coinvolgere gli elettori all’estero su un problema di coscienza che vede scendere in campo addirittura il Papa.

E il CGIE, come organismo rappresentativo e non come singoli, cosa sta facendo per sollecitare RAI International a fornire una informazione completa?

Appare quindi necessario “rivedere” Rai International, ridisegnarne la missione, i compiti, adeguare le strutture, assicurare le risorse necessarie per conquistare un mercato, dell’informazione e dell’intrattenimento in lingua nazionale, che sembra essere fuori controllo.

I temi che suscitano interesse sono ovviamente diversi da Continente a Continente, da Paese a Paese e forse all’interno di ogni singolo Paese; e l’Africa? Semplicemente dimenticata!

Chi ne suggerisce lo sviluppo? I giornalisti delle redazioni romane? Chi li guida in questa scelta? I corrispondenti all’estero, quando ci sono? Che ruolo hanno i giornalisti italici all’estero, spesso redattori di radio, televisioni e giornali? Che ruolo, infine, ha il CGIE?

Quante domande, ma ci sono risposte? Ecco un’altra domanda.

Il CGIE, per conto suo, sembra ormai aver rinunciato ad un ruolo propositivo, ripiegato, come pare, sull’unico tema dell’aggiornamento delle anagrafi e sulle vicende elettorali, che accendono le speranze e le illusioni di molti Consiglieri.

Qualcuno, in una brillante relazione, ha avanzato l’ipotesi che vi sia un recondito desiderio di atrofizzare il CGIE: a noi sembra che il Consiglio ci metta molto di suo per facilitare questo tentativo.