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Articolo di Franco Santellocco 

Accordo operativo Unicredit - Simest. Qualcosa si muove


È stata siglata lo scorso 20 Aprile una intesa tra Unicredit e SIMEST, la società pubblica che sostiene l'internazionalizzazione delle imprese, al fine di promuovere nuove iniziative a sostegno delle aziende italiane in tutti i Paesi dove è previsto l'intervento della SIMEST stessa. Il segnale è positivo: sembra che proprio la nuova SIMEST, ripensata da pochi anni, abbia finalmente cambiato pelle, dando segni di grande vitalità e disponibilità a raccordarsi con gli Organismi rappresentativi degli Italiani all'estero.Questo nuovo accordo, siglato dal Direttore generale della banca Unicredit, Mario Aramini, e dal Presidente di SIMEST, Ruggero Manciati, prevede la realizzazione di attività di formazione, l'ottimizzazione delle informazioni per le imprese relative ai mercati ed agli operatori internazionali, la fornitura di assistenza tecnica e di servizi a supporto dei programmi di investimento all'estero delle aziende italiane. È un passo importante, sulla strada di un sostegno all'imprenditoria, ancora deficitario sotto molteplici punti di vista, nonostante l'importanza che esso assume nel quadro di una congiuntura economica internazionale non certo rosea per il nostro Paese, e che impone scelte precise e coraggiose. Non si prestano a diversa interpretazione le parole del Vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, pronunciate nel corso della Conferenza tenutasi all'ICE: "Il modello italiano non è più vincente come una volta: qualcosa si è inceppato. Siamo in presenza di segni di preoccupante debolezza: un trend questo che non è più congiunturale ma strutturale".Quanto alla congiuntura sfavorevole, resta pienamente condivisibile l'analisi dell'economista Innocenzo Cipolletta: sia che si tratti di una situazione transitoria e congiunturale, sia che si tratti del frutto di un problema strutturale di più ampia portata, resta il dato di fatto che siamo rimasti indietro e che, a prescindere dalla spiegazione che vogliamo dare a questa circostanza, ci troviamo nella necessità di reagire con forza.Il messaggio è chiaro: al di là delle previsioni sull'andamento futuro, che dipendono inevitabilmente dalle idee e dalla sensibilità di ciascuno, dobbiamo pensare ad agire nel migliore dei modi nel presente, portando avanti un'azione coordinata per rilanciare una produttività stagnante. Certo, i meriti delle azioni del Governo sono innegabili, specialmente con riguardo alle misure (attuate ed in cantiere), sulla competitività. Ma siamo ben lontani da una situazione ottimale, e gli interventi che possono, e devono, essere realizzati sono ancora tanti, soprattutto per quanto riguarda la promozione nel mondo del Made in Italy, ancora eccessivamente affidata alla creatività ed allo spirito d'iniziativa individuale. A fronte delle stupende opere di ingegneria civile, industriale, manifatturiere ed altre, cosa fa lo Stato italiano per sostenere la competizione finanziaria con i grandi gruppi di altri Paesi? Perfino la Spagna ed il Portogallo, in questo, ci hanno superato! Parliamo della rivitalizzazione di vecchi strumenti, quali la "Legge Ossola", Mediocredito, Linee di Credito ed altri, di cui pure si è occupata la Commissione Tematica del Cgie. Parliamo della necessità di riforma completa di una SACE che dorme sonni imperturbabili mentre la nostra economia rischia di affondare.Oggi abbiamo un incentivo in più per muoverci con decisione in questa direzione: la prova evidente che, dove c'è professionalità e buona volontà, si possono ottenere risultati di rilievo ed insperati pur tra mille difficoltà. La partnership positivamente realizzata tra Unicredit e SIMEST consentirà di realizzare attività promozionali e commerciali comuni; selezionare progetti imprenditoriali di proiezione sui mercati internazionali; studiare e proporre nuove forme e modalità di intervento finanziario a supporto degli investimenti esteri e delle esportazioni; facilitare l'accesso delle imprese alle agevolazioni nazionali ed internazionali; garantire un costante scambio di informazioni sulle iniziative a sostegno dell'internazionalizzazione. Di certo non è poco: eppure è solo un piccolo assaggio dell'enorme potenziale di cui potremmo tutti beneficiare. Basterebbe entrare, a livello generale, in un'ottica di grande portata, abbandonando le nostre ancor miopi ed egoistiche prospettive, e così finalmente librarci come aquile invece di razzolare come galline. San Josemaria Escrivà diceva: "A chi potrebbe essere grande non perdoniamo di essere un mediocre". Non possiamo che sottoscrivere.