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Articolo di Franco Santellocco 

Pareri obbligatori: seconda puntata


In un recente intervento avevamo chiesto che venisse posta la dovuta attenzione sulle attività di Governo che richiedono il parere obbligatorio del CGIE, in ossequio alla legge istitutiva di tale Organismo, in particolare nel campo culturale, ed avevamo sollecitato conferma presso il Comitato di Presidenza che tale problematica fosse seguita con la dovuta sensibilità.
Le conferme non sono venute: in tempo di elezioni le attenzioni verso i connazionali all'estero subiscono un brusco calo di tensione a fronte dei propri interessi particolari o di quelli della propria parte politica.
La legge 288/55, che è l'oggetto della nostra attenzione, compie quest'anno cinquant'anni. È senza dubbio una legge meritoria, che sembra aver funzionato, favorendo l'afflusso di studenti stranieri e di figli di connazionali negli Atenei italiani.
Tuttavia cinquanta anni sono molti anche in un Paese come il nostro; di acqua sotto i ponti ne è passata molta, le premesse alla base della promulgazione di tale provvedimento legislativo sono presumibilmente mutate, il mondo stesso della emigrazione ha subito profonde modifiche.
La distribuzione delle risorse fra i Paesi indicati dalla legge forse potrebbe essere rivista per essere adeguata ad esigenze probabilmente variate: anche se non lo fossero meriterebbe ugualmente l'attenzione del CGIE.
La cultura è infatti un ceppo portante e significativo dell'appartenenza ad una comunità, tanto più se essa fa riferimento ad un Paese come l'Italia, che richiama migliaia di studenti stranieri nelle proprie facoltà ad indirizzo umanistico ed artistico.
La cultura intesa nel suo senso più completo, di formazione totale, di arricchimento, di trasferimento di esperienze, di modi di vita, di sensazioni, di sentimenti, di approccio all'ambiente ed al sapere crea quelle complicità e quei legami, quell'insieme di emozioni che si mantengono immutate al trascorrere del tempo e che invitano a trasferire ad altri la propria voglia e capacità di commuoversi di fronte alla bellezza.
Creare questo insieme di sensazioni nell'animo dei giovani figli di italiani all'estero sembra essere la finalità della legge 288/55, ed è meritorio che essa si estenda anche a quegli stranieri che sono sensibili al richiamo della ricchezza culturale del nostro Paese.
Il CGIE dovrebbe porre una attenzione particolare a strumenti di questo tipo e individuarne una più profonda ed estesa applicazione, proporre misure di finanziamento adeguate, studiare ogni possibile incremento delle potenzialità di tale provvedimento legislativo.
Appare opportuno individuare nuove forme di collaborazione nel settore culturale, piegando tutti al rispetto della legge, studiando e proponendo un progetto teso a conseguire l'integrazione globale del fattore culturale indirizzato agli italiani all'estero, dando anche adeguata visibilità al meritorio impegno delle Regioni in tale settore, suggerendo gli adeguati miglioramenti ordinativi per identificare la struttura organizzativa idonea a coordinare, gestire ed amministrare l'insieme delle attività culturali, dandole snellezza funzionale per consentirle di adattarsi rapidamente al Paese ed alla comunità oggetto della sua azione.
Indubbiamente qualche greppia cui attingono alcuni organismi dispensatori di lezioni di italiano sarebbe cancellata, ma se questo fosse il prezzo da pagare per ottenere maggiore efficacia nella diffusione della cultura italiana il CGIE, che cura solo gli interessi delle comunità, e di questo non ne dubitiamo, non dovrebbe avere remora alcuna nell'assumere l'iniziativa dello studio di un progetto unificante nel settore culturale.