Quasi per caso, sfogliando su Internet le varie agenzie stampa, capita di leggere, su una sola di esse, la lettera di un genitore italiano residente in California che ringrazia il Comites di Houston per aver dato pubblicità ad un bando di concorso relativo a borse di studio per l'ammissione negli Istituti universitari nazionali di figli di italiani residenti stabilmente all'estero nel corso dell'anno accademico 2005/2006 (vedi AISE del 24 marzo 2005 h.13.45).
Il bando di concorso effettivamente esiste, è stato emanato in ossequio alla legge 288/55, pubblicato sul sito del MAE il 22 marzo ed indica che il termine per la presentazione delle domande è fissato al 22 aprile 2005.
Si impongono due rapide riflessioni: appare evidente che il Comites di Houston ha interpretato molto correttamente la funzione di cinghia di trasmissione fra la comunità e le istituzioni, dando ampia pubblicità ad un provvedimento, certamente non nuovo, ma probabilmente sconosciuto ai più, che consente a giovani figli di italiani di riprendere confidenza con la cultura di una Patria ormai prossima ad essere avvolta nelle brume dell'oblio, una pubblicità talmente ampia che ne potuto usufruire un italiano di California che non è certamente ad un tiro di schioppo dal Texas.
Suscita meraviglia che non sia stata data più ampia diffusione sulla stampa specializzata ad un evento culturale certamente importante: è pur vero, se può essere considerata una giustificazione, che la sempre più pressante campagna elettorale per le elezioni amministrative assorbe i rappresentanti eletti, in particolare nella zona europea, in maniera talmente coinvolgente, da avere più a cuore il successo della propria parte politica che gli interessi reali delle comunità rappresentate.
Il provvedimento è indirizzato ad Italiani residenti all'estero: leggendo per caso l'articolo 3 della legge istitutiva del CGIE sembrerebbe che la materia debba essere oggetto di parere obbligatorio di tale Consiglio. Non ricordiamo che essa sia stata portata all'ordine del giorno della passata Assemblea plenaria ai primi di marzo, ma non abbiamo motivo di dubitare che essa sia stata ampiamente dibattuta nel corso dell'ultimo Comitato di Presidenza, nella settimana prima di Pasqua.
Talune voci danno atto di vivaci discussioni nel corso di tale sessione su argomenti importanti quali il finanziamento e quindi il funzionamento dei Comites,
la annosa riforma della legge 153 e forse anche le modalità di applicazione della sunnominata legge 288/55.
Sulla legge 153 è ormai stato detto tutto il possibile: attendersi che i vari passaggi Governo, Commissioni, Aula non propongano altre varianti è pura illusione. Ed allora il CGIE assuma quella funzione di sprone che gli è propria e solleciti il legislatore a presentarla rapidamente in Parlamento: in quella sede ciascuno tiri per la giacca i propri rappresentanti perché il testo licenziato sia il più possibile aderente a quello proposto dal Consiglio.
Nell'attesa, invece di sfinirsi in un lavoro di Sisifo che subirà probabilmente numerosi rimaneggiamenti sotto l'influsso delle varie lobbies, sarebbe opportuno prestare la massima attenzione alle attività del Governo che interessano gli Italiani all'estero e che in base all'articolo 3 richiedono un parere obbligatorio da parte del CGIE, come ad esempio per la legge 288/55. Non abbiamo motivo di ritenere che ciò non sia fatto: ci piacerebbe averne conferma.
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