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Articolo di Franco Santellocco

I piccoli passi per un ponte su Ankara  

 

Sull’ingresso della Turchia in Europa, abbiamo dedicato diversi commenti: certamente un avvenimento determinante per la storia futura di un mondo il cui destino resta confuso. Ne siamo lieti, giacché malgrado il dissenso di molti, lungimiranti rappresentanti di Istituzioni interne ed internazionali hanno avviato, è storia di questi giorni, su basi positive, certamente concilianti, il dialogo che dovrà portare la Turchia in Europa.

Ci piace peraltro notare che le nostre tradizionali Agenzie di riferimento siano seguite anche da coloro che, pur non essendo specificamente “addetti ai lavori” nell’ambito delle tematiche relative alla “Italianità nel mondo”, si trovano comunque in una posizione, quali operatori o funzionari internazionali, di grande sensibilità verso argomenti di così importante portata.

Del resto, molte le telefonate che registriamo; testimoniano attenzione anche se non sempre di assenso.

Ne siamo lieti: un ampio dibattito è l’obiettivo a cui miriamo, e siamo grati a tutti coloro che, intervenendo in un senso o nell’altro, danno il loro prezioso contributo di esperienza e professionalità.

Per gli studiosi, è una tentazione spesso irresistibile credere che la migliore strada per influire sulla politica sia quella di sussurrare all’orecchio del Ministro di turno; ma in realtà, quel sussurro si perderà nel clamore degli interessi nascosti e nella fretta della politica del “giorno per giorno”. E’ facile dimenticare che la strada principale per la quale gli studiosi possono esercitare un’influenza è, come è sempre stato, quella di un’ampia sensibilizzazione dell’intera società civile.

Perché si tratta di una società civile silenziosa ma laboriosa, che parla poco, ma sa ascoltare ed agire molto e bene, e che è composta anche da una molteplicità di tecnici, funzionari, operatori internazionali, volontari e diplomatici che, ciascuno nel suo piccolo e per la propria parte, danno un contributo essenziale al funzionamento dell’intero sistema. 

Anche ad essi in primo luogo dobbiamo rivolgerci, perché anche con la loro preziosa azione coordinata è possibile imporre ad una politica spregiudicata ed egoista il perseguimento di obiettivi giusti e lungimiranti, anche quando non siano politically correct, con la forza dei fatti e di una base che nemmeno il più indifferente dei Governanti potrà più ignorare.

In quest’ottica ci conforta l’aver suscitato, con i nostri commenti, interventi, appunto, critici o di assenso alle varie argomentazioni; registriamo, fra gli altri, il parere espressoci da un alto funzionario italiano presso l’ONU, quando afferma: “Bene o male dovremo confrontarci con “gli altri” siano essi i cinesi, gli indiani, gli islamici. Come già il mondo ha fatto cinquant’anni fa con i giapponesi che sembravano così diversi e che ora ci sono tanto vicini, saremo costretti al confronto ed all’integrazione. Allora è meglio non stare a tirarcela tanto e dare da subito una prospettiva di lungimiranza alla soluzione di un problema che, se ben impostato da adesso, spero non debba travagliare la vita dei nostri figli”.

Sono parole di questo tenore, espresse ad un così alto livello, che rappresentano il miglior riconoscimento per i nostri sforzi di sempre per quella che a lungo è sembrata una “crociata” di pochi contro un intero mondo che appariva chiuso nella sua indifferenza.

Si è riusciti ad aprire una breccia in quel muro dell’incomprensione che deve essere abbattuto.

Come su una cartina di tornasole, i frutti di questa azione si vedono anche negli sviluppi istituzionali, che poi sono quelli che contano. 

Bene ha fatto il CGIE, nel fissare in Turchia i lavori della prossima Commissione Continentale Europa - Nord Africa: un altro passo nel senso di una piena integrazione. E’ un gesto dal grande valore simbolico, e che allo stesso tempo permetterà a molti di vedere di persona e toccare con mano, per rendersi conto che assai spesso l’incomunicabilità è un frutto dei nostri pregiudizi, e che i valori in comune sono tanti di più di quanto si potrebbe immaginare. 

Il Corriere della Sera titola in prima pagina: “L’Europa scommette sulla Turchia”. 

Certamente positivi gli ultimi negoziati col Governo di Ankara, che comunque hanno permesso di avviare a soluzione la spinosa questione di Cipro, permettendo alla Turchia di proseguire l’iter che le consentirà di entrare nell’Unione Europea: è una svolta epocale.

Si tratta della prima, vera dimostrazione di lungimiranza data da un’Europa che non ha chiuso le porte al dialogo e, memore delle tragedie che l’hanno travagliata in passato, ha deciso di giocare la carta vincente dei valori di civiltà che abbiamo in comune, piuttosto di quella delle inevitabili differenze che ci avrebbe trascinati in una spirale di tensione e reciproca incomprensione.

E’ un grande risultato, ottenuto grazie ad alcuni Governanti europei che sono riusciti a comprendere appieno il significato profondo del momento, agendo di conseguenza con testarda determinazione.

Ma dietro il loro successo, come sempre avviene, c’è il lavoro incessante di una miriade di operatori che, restando lontani dalle luci della ribalta, hanno saputo capire quale strada era giusto prendere, ed hanno spinto con tutte le forze affinché la si prendesse.

Loro, prima di ogni altro, sono sempre i diretti destinatari dei nostri appelli e dei nostri commenti.

A loro, prima che ad ogni altro, va il nostro plauso e la nostra stima.