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Presentazione di Franco Santellocco al CGIE

Assemblea plenaria del CGIE - Notazioni sulle relazioni del Governo e del Segretario Generale  


Il Presidente Ciampi ha iniziato in questi giorni una visita in Cina, la nazione continente che ha sempre esercitato un fascino indiscusso sugli italiani. 
Marco Polo ed il suo racconto dell'avventuroso viaggio nel Catai, che ha infranto per la prima volta il muro dell'incomunicabilità con una civiltà diversa ma non certo meno fruttuosa sul piano intellettuale e culturale di quella che si sviluppava nel mondo latino, erano vivi nel nostro mondo immaginario di ragazzi, Mao, l'indiscusso leader della Cina moderna, era l'ispiratore di riferimento della maggioranza dei movimenti giovanili che hanno agitato i movimentati anni 60. 
Il Presidente della Repubblica giunge in Cina sulla scia di un legame fra le due Nazioni che basa sulla cultura l'elemento fondante di un insieme di relazioni che si spera saranno fruttuose e foriere di sviluppo nel prossimo avvenire. 
"Se si investe nella cultura il frutto è duraturo: occorre gettare i semi e raccogliere nel tempo". 
Cultura infatti significa comprensione, dialogo, curiosità, apprezzamento delle diversità, in definitiva adattamento al lavoro in comune su un piano paritario. 
Il Presidente Ciampi è seguito nel suo viaggio anche da una nutrita rappresentanza delle PMI, sulla scia delle decine di piccoli imprenditori, che sfidando spesso lo scetticismo ufficiale, hanno deciso di lavorare e sviluppare i rapporti commerciali ed industriali con il gigante cinese.
E' già dunque insediata nel grande Paese asiatico una comunità nazionale di tecnici a seguito di impresa, piccola, ma vivace e battagliera. 
Di comunità di questo tipo sparse a macchia di leopardo nel mondo, in Paesi in via di sviluppo o in grandi Nazioni alla ricerca di modernizzazione ve ne sono decine.
Ebbene di esse il CGIE sembra disinteressarsi nel modo più assoluto, il Comitato di Presidenza è spesso sordo alle sollecitazioni che da esse provengono. 
Le sue battaglie sono indirizzate alle grandi comunità storiche, che hanno senza dubbio esigenze e si dibattono in difficoltà che meritano ogni attenzione. 
Tuttavia sono il presente e più ancora il passato, anche se rappresentano, e questo è indubbiamente un grande pregio, un bacino elettoralmente importante per ogni ambizioso. 
E' lo sguardo al futuro che sembra mancare a questo CGIE, quel volo di fantasia che gli consentirebbe di partecipare al disegno di sviluppo del Paese attraverso le comunità di italiani all'estero ed in questo non è certamente sfuggita la distonia tra l'intervento (in Assemblea plenaria) del Direttore, Ministro Benedetti, preciso sul punto, ed il frettoloso cenno del Segretario Generale Narducci.
Di fatto esso non è stato invitato alle "Giornate della cooperazione decentrata", è escluso dal dialogo su questo argomento dalla grande maggioranza delle Regioni, che pure guardano con rinnovato interesse alle comunità di emigrati ed alla partecipazione a progetti di sviluppo in Paesi meno fortunati. 
L'attuale CGIE, in definitiva, non sembra volersi far carico delle imprese in termini di strumenti di sostegno all'export - grande risorsa per la economia di questa Italia - rinuncia nella sostanza ad occuparsi dei tecnici a seguito di impresa sparsi a macchia di leopardo nel mondo, dei loro problemi, legati ad esempio all'assistenza sanitaria, definita dal Presidente Ciampi fondamentale elemento di eguaglianza fra i cittadini: 
Ebbene molti di quei tecnici rinunciano all'iscrizione all'AIRE per non perdere il diritto all'assistenza medica di base in Italia. 
Un CGIE chiuso su se stesso e sul passato, pur sempre meritevole di grande attenzione, ma non del monopolio dell'attenzione, è votato al fallimento. 
La sua stessa organizzazione interna si è sempre più burocratizzata, rivelandosi incapace di porre rimedio alle lacune di una struttura sclerotizzata, nascondendosi dietro al comodo paravento dei divieti posti dalla legge attuale. 
I presidenti delle Commissioni tematiche non sono invitati a partecipare al CdP, non possono avere rapporti con l'esterno se non attraverso le strettoie della Segreteria Generale. 
E' tempo di abbattere quel paravento. 
Le leggi si cambiano, se le motivazioni sono coerenti e razionali. 
Qualcuno ha ottenuto che fosse votata una modifica alla costituzione affinché gli italiani all'estero potessero finalmente, dopo cinquant'anni, esercitare il diritto di voto. 
Se la legge attuale soffoca ed imbriglia il CGIE e non gli consente di esprimere tutte le sue potenzialità, ebbene si abbia il coraggio di chiederne le modifiche più urgenti.
Si troverà certamente qualcuno che avrà la forza per farlo, se le motivazioni sono coerenti, razionali e disinteressate.