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Articolo di Franco Santellocco

Si dell'Europa alla Turchia, ma.... 

La Commissione europea ha deciso di raccomandare ai Capi di Stato e di Governo dei Paesi della Comunità di aprire i negoziati di adesione con la Turchia.

E' il primo passo di una trattativa che si preannuncia lunga e difficile. Nessuno si nasconde le difficoltà e gli ostacoli che dovranno essere superati, ma la Turchia, espressione di un Islam moderato, ispirata dai principi che sono alla base della vita democratica nella Comunità, può divenire il cuneo politico con il quale sarà possibile insinuare il seme della democrazia in una regione che non l'ha mai conosciuta.

Solo questa appare la strada da percorrere per esorcizzare il temuto scontro di civiltà, poiché democrazia è intrinsecamente sinonimo di moderazione.

La democrazia infatti esige leaders moderati e se si consolida tende a perpetuare l'alternanza al potere di classi politiche moderate. Se la democratizzazione del mondo musulmano non ci sarà, l'estremismo religioso continuerà ad avere grandi opportunità di affermarsi.

Il cammino sarà disseminato di ostacoli, primo fra tutti l'ostilità delle Nazioni del Nord Europa e della Francia ad accogliere un grande Paese mussulmano (70 milioni di abitanti) nella Unione.

Il negoziato infatti potrà essere sospeso in caso di persistente violazione dei principi di libertà, democrazia, di rispetto per i diritti umani e sono inoltre previste limitazioni alla libertà di movimento dei lavoratori per arginare la temuta emigrazione di massa verso i Paesi più ricchi.

Pende poi sull'adesione la spada di Damocle rappresentata dal referendum annunciato in Francia da Jacques Chirac.

Sono tante le paure da esorcizzare, i sospetti da placare, ma la classe dirigente turca ha saputo avanzare verso l'Europa con una determinazione che ha stupito, anche quando le opinioni pubbliche europee si erano ormai convinte che il processo di avvicinamento sarebbe stato abbandonato.

Di tanto in tanto rispunta dal profondo il richiamo verso tradizioni e dettami religiosi in contrasto con la conclamata laicità dello Stato, ma sono ostacoli che rallentano la marcia verso l'integrazione, non la fermano.

I criteri di adesione sono certamente severi, le trattative saranno chiuse solo con la unanimità dei 25 Stati membri. Tuttavia la eventuale sospensione delle trattative potrà essere decisa soltanto da una maggioranza qualificata: ciò significa che le paure delle maggiori potenze continentali, Francia e Germania, anche se coalizzate con altre Nazioni nordiche, non saranno sufficienti a rigettare le aspettative della Turchia di aderire alla Unione.

E mantenere aperte le trattative ha sempre portato, in ambito europeo, alla individuazione, prima o poi, di una soluzione di compromesso.

Certo la Turchia profonda non è il Lussemburgo, ma se si conosce anche solo superficialmente la tenacia e la determinazione con cui i Turchi sanno affrontare e risolvere i problemi si può ragionevolmente ritenere che profondi mutamenti interverranno nei lunghi anni di negoziato, anche nei confronti delle minoranze etniche e politiche la cui situazione è seguita con apprensione in molti Paesi europei.

La Turchia ha grandi tradizioni di tolleranza e di lungimiranza politica: è un Paese a grande maggioranza mussulmana che intrattiene da decenni regolari rapporti diplomatici con lo Stato di Israele, ospita una numerosa e fiorente comunità ebraica, è sede del Patriarcato ortodosso e la Chiesa cattolica, pur non potendo esercitare apostolato, è presente con le sue chiese in numerose città.

L'Italia è rappresentata da una antica comunità vitale e vivace ad Istambul e Smirne e con una miriade di medie e piccole imprese di recente insediamento; la Turchia è stata definita una miniera per il Made in Italy ed una piccola Cina per il nostro Paese che già è al secondo posto per le esportazioni, dopo aver sopravanzato gli Stati Uniti ed al quarto per le importazioni, con prospettive di rafforzare ulteriormente l'interscambio economico e umano.

La sede del Consolato italiano di Istambul è il simbolo di una lunga convivenza: Ambasciata della Repubblica di Venezia presso il Sultano, prima, dell'Ambasciata dell'Impero Austro Ungarico dal 1797, poi, per tornare all'Italia dopo la I^ guerra mondiale, coi suoi lampadari di Murano e gli splendidi servizi di vetri veneziani rappresenta degnamente la capacità di diffondere cultura, bellezza, creatività e capacità di lavoro.

La scuola italiana di Istambul è un ulteriore segno di fruttuosa continuità nei rapporti fra i due Paesi: fondata nel 1880 dalla Società operaia di mutuo soccorso per i figli dei nostri connazionali emigrati in cerca di lavoro, è frequentata da alcune centinaia di studenti italiani e turchi. Essa, insieme alla scuola italiana di Smirne, più modesta, retta da suore, è non solo esempio di convivenza civile, ma anche occasione di scambio di interessi, di cultura, di comportamenti.

La Turchia è terra di frontiera, da ritenere non un baluardo per la difesa, ma un ponte per la diffusione di una consuetudine democratica attenta ai principi di libertà e uguaglianza pur nel rispetto di fede, tradizione e costumi, di una democrazia che sia in definitiva condivisione delle coscienze e non soltanto apparenza.

Kemal Ataturk ha creato lo stato laico, ha gettato le basi per una trasformazione profonda della società ed iniziato la marcia di avvicinamento all'Europa.

E' stato un cammino difficile che la classe politica turca ha proseguito, con numerose soste, qualche errore anche grave, governando il passaggio da una società sostanzialmente agro-pastorale ad una industriale, fronteggiando una massiccia disoccupazione, crisi economiche e politiche, problemi di ordine pubblico, ma senza perdere di vista l'obiettivo finale: l'Europa.

Terra di frontiera, si è detto: ma quanti in Italia sanno che vi sono connazionali che qui lavorano ed operano, che contribuiscono alla diffusione di quello stile di vita, che pur nel rispetto delle diversità e delle tradizioni, farà dell'Europa un unico Paese?.

Anche il CGIE avrebbe forse bisogno di conoscere le nuove frontiere per meglio attrezzarsi ad una approfondita conoscenza delle nuove realtà della presenza italiana ed una riunione della Commissione Continentale per l'Europa e il Nord Africa in Turchia può contribuire ad arricchire il bagaglio conoscitivo relativo alle problematiche in quest'area.

La Turchia ha bisogno in questo momento di essere compresa, incoraggiata ed aiutata nel suo sforzo: ogni azione che riveli interesse per la difficile marcia che questo paese ha intrapreso è un prezioso segno di sostegno.

Obiettivo Europa, si diceva: nessuno si aspetta che sia facile conseguirlo, ma nessuno può augurarsi il fallimento.