News

N

e

w

s

Articolo di Franco Santellocco

Contrapposizione fra associazioni e partiti: un falso problema


Il tema dell’associazionismo sembra aver toccato tasti e sensibilità delicate perché legato all’avvicinarsi della scadenza elettorale 2006. 

Qualcuno vi ha voluto scorgere un attacco al sistema dei partiti che non sarebbero capaci di mettersi in sintonia con tutti gli italiani all’estero e ne rappresenterebbero solo una modesta percentuale. 

Nascondere la testa nella sabbia per affrontare i problemi non serve neanche agli struzzi, che pure hanno inventato tale tattica. 

L’espressione del voto è la massima espressione di democrazia di una comunità: ebbene nelle elezioni dei Comites (tenute tra l’altro per corrispondenza) ha votato circa il 30% degli italiani all’estero e l’11 nelle elezioni per il Parlamento europeo. 

Constatare, partendo da questi numeri, che il sistema dei partiti e delle organizzazioni che ad essi fanno riferimento non è in sintonia con le comunità all’estero appare di una evidenza solare. 

E’ necessario quindi proporsi un obiettivo: far partecipare alle prossime elezioni politiche una percentuale di italiani all’estero compatibile con la partecipazione nazionale e, se possibile, superiore. 

Si è discusso a lungo sulle anagrafi, sui contrattisti, sulle modalità di trasmissione delle schede elettorali, non si è dedicato un solo secondo ad individuare metodi e iniziative per coinvolgere l’insieme delle comunità all’estero. 

Ci si potrebbe interrogare sulle ragioni che vedono migliaia di connazionali partecipare alla processione di S.Gennaro il 19 settembre a New York o alle celebrazioni delle Associazioni piemontesi in Provenza e sulle ragioni per le quali la maggioranza di quegli italiani non votano, si potrebbe dedicare una profonda riflessione sulle iniziative da intraprendere per convincerli e coinvolgerli. 

Non si tratta quindi di contrapporre forze politiche ed associazioni, ma di capire le motivazioni che hanno indotto la maggioranza degli italiani all’estero (per chi non avesse chiari i numeri si tratta del 70%) a non votare, neanche per corrispondenza, per eleggere i loro organi rappresentativi e si è suggerito di avvalersi della profonda conoscenza del territorio, della esperienza, della diffusione capillare delle associazioni, per divulgare un messaggio di partecipazione, di informazione, un invito pressante a non far cadere nel vuoto la possibilità di intervenire nelle scelte politiche del nostro Paese offerta dalla nuova legge elettorale. 

Per disimpegnare al meglio tale funzione al servizio della democrazia e della partecipazione si è richiesto di assegnare alle associazioni risorse adeguate, quelle che i partiti hanno e che evidentemente non hanno saputo o voluto utilizzare.

A questo punto, tra l’altro, è ormai lecito chiedere al CGIE, meglio ancora al CdP quali idee siano maturate, quali iniziative siano state messe in cantiere non solo perché ogni italiano riceva la cartolina elettorale ma perché sia coinvolto, informato, interessato, invogliato a riflettere sul significato del documento ricevuto, sul peso che ad esso viene attribuito nelle scelte di politica nazionale.

Infatti l’aggiornamento delle anagrafi suscita giuste perplessità, la scarsità di personale nei Consolati e il destino dei contrattisti sollevano dubbi sulla gestione del sistema di distribuzione delle cartoline elettorali: preoccupazioni legittime, ma a che servono lavoro e dedizione se poi gli italiani non sono informati, non sono coinvolti, non sono interessati, in definitiva non votano?

Appare evidente che è necessario battersi, individuare le azioni più adeguate per conseguire l’obiettivo della massima partecipazione al voto, utilizzare tutti gli strumenti disponibili, associazioni, giornali, bollettini, televisioni, internet, e-mail.

Un censimento di questi mezzi, il loro utilizzo, il coinvolgimento delle associazioni, con le loro sedi a diffusione capillare, potrebbero consentire a tutti gli orientamenti politici di diffondere con maggiore efficacia la necessaria informazione elettorale e di inviare ai connazionali un messaggio più diretto e comprensibile. 

Non secondario appare il coinvolgimento dei giovani di seconda e terza generazione che appaiono sempre più lontani dai valori espressi dall’associazionismo tradizionale. Una lunga indagine conoscitiva è stata condotta dal CGIE, ma l’informazione relativa ai risultati conseguiti è stata rinviata dal recente CdP a tempi migliori. Appare strabiliante che, nelle more dell’attesa, non sia stato possibile trarre insegnamenti e sintesi traducibili in iniziative immediate da parte del CdP affinché anche questi italiani siano associati alla vita sociale e politica della collettività nazionale, nelle forme più adeguate alla età, alla formazione intellettuale, alla esperienza nei Paesi di accoglienza,.

In definitiva contrapporre associazioni e sistema politico è veramente un falso problema, proposto da chi non vuole vedere: disponibilità, cooperazione e collaborazione, nel riconoscimento dei rispettivi ruoli, sono da ricercare per ottenere quel risultato che è nelle aspettative e nei sogni di ogni vero democratico: la partecipazione della totalità degli italiani all’estero alle prossime consultazioni elettorali.

E’ da augurarsi che CdP e CGIE condividano tale aspettativa ed assumano, di conseguenza, iniziative adeguate per soddisfarla. Restiamo in attesa di conoscerle.