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Articolo di Franco Santellocco

Immigrazione: la tragedia infinita

 

Barconi di disperati continuano ad approdare sulle nostre coste, alimentando il flusso di clandestini, finanziando una malavita internazionale che non ha scrupoli a speculare sulla vita di esseri umani e forse il terrorismo estremista.
La gente guarda distrattamente al Telegiornale quei volti distrutti da giorni di sofferenza e poi aspetta la prossima notizia sul mercato dei calciatori o sui flirt dell'attrice del momento. Siamo arrivati al punto che neanche la morte e la disperazione, purché abbiano la pelle nera, toccano la sensibilità delle persone: ci si è fatta l'abitudine.
E' però arrivato il momento in cui il problema della immigrazione di migliaia di diseredati deve essere affrontato, non soltanto con strumenti di polizia e di assistenza, ma con una seria visione politica di ampio respiro che si ponga obiettivi concreti e realizzabili nel medio termine ed abbia una visione strategica dei traguardi da raggiungere a lungo termine, per limitare i flussi della immigrazione prima e controllarli poi.
Deve essere adottato un sistema di cooperazione per la sorveglianza delle frontiere (buona l’iniziativa congiunta del nostro Paese con Libia e Algeria) ed una forte integrazione tra le politiche per la immigrazione dei Paesi comunitari, fissando regole comuni per accogliere coloro che sono chiamati per lavorare, nel numero che si riterrà più utile, ma senza dimenticare di dare ospitalità a chi fugge realmente regimi dispotici ed inumani, chi vede la propria esistenza messa in pericolo a causa delle proprie idee e della propria fede religiosa.
Tuttavia la tragedia di milioni di disperati che premono alle porte del nostro Continente, fuggendo da condizioni di vita sub-umane, da una agricoltura ormai inadeguata a fornire cibo a sufficienza, incapaci di fronteggiare con i soli loro mezzi una desertificazione che avanza ogni anno di più, è una realtà cui si potrà tentare di porre rimedio soltanto coordinando le iniziative e utilizzando le risorse di tutta la Comunità europea. 
Il nostro Continente non può spalancare le sue porte in maniera indiscriminata ai flussi migratori, ma deve studiare ed utilizzare ogni iniziativa che possa aiutare i Paesi che sono all'origine di tali flussi a crescere ed a svilupparsi, in primo luogo con interventi mirati, concreti e rapidi.
Incremento della scolarizzazione, ridotta a livelli indecenti, potenziamento delle risorse della sanità pubblica, cominciando quindi con un'attenzione maggiore per quei servizi sociali essenziali per garantire una sopravvivenza dignitosa, riqualificazione della manodopera, attraverso programmi mirati all'acquisizione di quelle competenze che troppo spesso debbono essere importate.
Il 26% della popolazione africana soffre per la fame, una percentuale destinata drammaticamente ad aumentare per l'altissima natalità ed il modestissimo livello di produttività. Neppure i capitalisti africani investono più in Africa: Il 40% delle ricchezze del continente sono investite in banche svizzere ed americane.
Un esercito di affamati si affaccia all'altra sponda del Mediterraneo: non vi è altro modo per cercare di fermare la loro disperazione che creare condizioni di vita accettabili nei Paesi di origine.
Occorrono ovviamente iniziative comunitarie, una politica comune, investimenti concordati, coinvolgimento dei Governi dei Paesi interessati per superare diffidenze e rancori: un progetto di cooperazione di grande respiro che parta dalle piccole cose, quelle più necessarie nell'immediato, per svilupparsi poi in progetti ed investimenti via via crescenti. 
Africa ed Europa debbono essere considerati un unico continente solidale, capace di assicurare da una parte la sopravvivenza a popolazioni agonizzanti e dall'altra di dare nuovo slancio ad una società troppo chiusa nel proprio egoismo.
Molti Italiani hanno scelto di vivere in Africa e per l'Africa, fornendo un aiuto concreto e studiando soluzioni efficaci, attuate con buon senso e volontà di cooperazione.
Non mancano quindi al nostro Paese, che è uno dei più colpiti dall'assalto dei clandestini, ed ha già sviluppato in un recente passato fruttuose forme di cooperazione con i Paesi di origine e di transito di questi derelitti, le professionalità e le capacità tecniche per indicare ed attuare soluzioni adeguate: per l'insieme di tali motivi deve necessariamente assumere l'iniziativa politica e porre con grande determinazione sul tavolo delle discussioni comunitarie il problema, che non è soltanto nazionale, proponendo soluzioni, iniziative ed investimenti ed esigere che esso venga esaminato con serietà ed attenzione.
Prima che sia troppo tardi.