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Articolo di Franco Santellocco

Un futuro per l'associazionismo

 

La modesta partecipazione delle comunità all'estero alle elezioni dei Comites prima e del Parlamento europeo poi è avvenuta nella più assoluta indifferenza degli italiani della Madrepatria. Quei pochi che ne hanno preso atto si sono interrogati sulle ragioni per le quali cinquant'anni di sforzi per dare una voce democratica ed una rappresentanza nel Parlamento nazionale alle comunità italiane sparse nel mondo avessero prodotto un minuscolo topolino anziché la montagna attesa. 
È pur vero che il fenomeno dell'astensionismo ha avuto un sensibile incremento anche nelle recenti consultazioni elettorali, ma sicuramente non nella percentuale registrata all'estero.
Non è facile spiegare il fenomeno a chi vive nell'ambito dei confini nazionali, spesso subissato di informazioni, talvolta infastidito, ma comunque partecipe, anche solo a livello inconscio, delle vicende politiche nostrane. Le comunità all'estero hanno vissuto un lungo inferno di abbandono, da cui si usciva per alimentare lo sfoggio retorico del politico di passaggio, per ripiombare nell'oblio il giorno dopo. Le rappresentanze consolari e le istituzioni devolute all'assistenza sociale ed economica, spesso travolte dalla mole di lavoro, non riescono a svolgere, se non saltuariamente, quel ruolo di raccordo fra i componenti della comunità che è alla base di ogni partecipazione sentita alla vita attiva, organizzata, culturalmente finalizzata al mantenimento di un legame con il paese di origine, nella osservazione consapevole delle sue vicissitudini politiche, economiche, culturali.
È tempo ora di affrontare il problema (e si é già in ritardo) della rimozione della memoria, diventa prioritario promuovere il coinvolgimento, rendere capillare la diffusione della informazione, raggiungere il focolare di ogni italiano all'estero perché possa coscientemente contribuire alle scelte politiche del Paese di origine. Le associazioni, che tanto hanno dato nel passato, in termini di entusiasmo, dedizione, professionalità, devono essere messe in condizione di riassumere un ruolo centrale nel risveglio delle coscienze degli italiani all'estero, di tutti gli italiani. È indispensabile cercarli in ogni città, in ogni villaggio, trovare i sistemi più idonei per comunicare, per stabilire un rapporto che non sia soltanto burocratico, ma di partecipazione consapevole.
Per farlo servono risorse ed iniziativa. Quest'ultima non manca certo ai connazionali all'estero: essa tuttavia deve essere adeguatamente canalizzata, organizzata, coordinata per non disperdere sforzi ed energie. Può essere immaginata in ogni circoscrizione consolare una sorta di confederazione di associazioni, nazionali e regionali, in cui l'impegno diretto del console in rappresentanza dello Stato assicuri imparzialità e neutralità e sia capace di imprimere slancio e vivacità al coinvolgimento.
Ma l'iniziativa e l'entusiasmo non sono sufficienti se non ci sono risorse: quelle risorse che sono state trovate dal Parlamento per consentire la vita dei partiti, dei loro giornali, delle loro strutture di radicamento sul territorio debbono essere rese ora disponibili anche per consentire alle associazioni, radicate sul territorio, di ricostruire e rinforzare la rete di relazioni, di legami, di interessi capaci di coinvolgere ed associare i connazionali all'estero, ovunque essi siano, alle vicende politiche nazionali.
È nell'interesse delle parti politiche non lasciare cadere nel vuoto dell'astensionismo, soprattutto se causato più da insufficiente informazione che da disinteresse, una conquista di democrazia e di partecipazione, che intende dare voce, dopo decenni, alle speranze, alle attese, alle richieste di milioni di connazionali all'estero.
È nell'interesse degli italiani all'estero ritrovare la voglia di partecipare, di dare nuova linfa alla vita associativa, di ricevere informazione, di lasciarsi trascinare in dibattiti, discussioni, elaborazione di progetti, affinché la Rappresentanza parlamentare sia effettivamente rappresentativa delle comunità e non solo di una modesta minoranza.
È infine un dovere per il Ministro degli Italiani nel Mondo individuare e ottenere le risorse atte a consentire ai connazionali di esprimersi consapevolmente e liberamente, incoraggiando le associazioni radicate sul territorio nelle varie parti del mondo a diffondere con determinazione ed efficacia una informazione capillare, neutrale ed autonoma, capace di raggiungere l'insieme delle collettività, coinvolgendo con determinazione le istituzioni dello Stato ed in particolare le strutture consolari.
È un dovere per il Ministro degli Esteri trovare i mezzi e le risorse perché i Consolati tornino ad essere un punto di riferimento per le comunità e non soltanto un oggetto di continue, e spesso giuste, lamentele, restituendo loro la effettiva centralità della rappresentanza.
Il tempo comunque fugge e può vanificare nella sua fuga veloce una straordinaria conquista di democrazia che non si è stati capaci di gestire con l'efficacia che essa richiede.