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I lavori dell’Assemblea Plenaria CGIE (8-10 aprile)

La Relazione di Bruno Zoratto, Presidente della I Commissione

AIE - Al tema dell’informazione per le comunità italiane all’estero è dedicata la Relazione del Presidente della I Commissione del CGIE, Bruno Zoratto, “Con l’esercizio del ‘voto all’estero’. Per una concreta politica che ‘informi’ e ‘comunichi’ con le nostre comunità”.

 

Pubblichiamo di seguito la Relazione del Consigliere Bruno Zoratto.

 

Premessa

 

Con l’esercizio del voto all’estero, gli Italiani nel mondo sono stati inseriti a pieno titolo nella Costituzione della Repubblica. Ciò significa, come afferma il Ministro per gli Italiani nel Mondo, che gli Italiani emigrati devono avere pienezza di diritti anche in un settore fondamentale e strategico come quello dell’informazione e della comunicazione.

Solo una informazione e comunicazione moderna diversificata e ricca di contenuti può soddisfare le esigenze e le aspettative ormai arcinote e scaturite nei convegni che il CGIE, in collaborazione con il Ministero Affari Esteri, ha organizzato a New York, San Paolo, Berlino e Milano. Occasioni queste che hanno fotografato una realtà precisa e drammatica, ma non hanno determinato quelle iniziative legislative in Parlamento per iniziare quel cambiamento di rotta e radicale auspicato a chiare lettere nelle “conclusioni milanesi”, nonostante sia poi stata varata una legge di riforma sull’editoria (che ha ignorato completamente le nostre specificità) e si sia raddoppiato il contributo alla “stampa periodica” rivolta all’estero e che si pubblica oltre confine.

 

Bisogna cambiare

 

È ovvio che l’informazione e la comunicazione che si deve rivolgere agli Italiani nel mondo non può essere fatta con “i ferri vecchi”, non può essere fatta con la concezione provinciale della cosa, non può essere fatta senza una vera ed efficace cabina di regia, senza che la mano sinistra sappia quello che fa la mano destra e la mano destra sappia quello che fa la mano sinistra.

Non è accettabile che tutti si interessino di tutto, senza mai sentire il dovere legislativo di informare chi, come il CGIE, per legge è chiamato a dare il proprio parere sulla linea che il governo di turno intende percorrere per soddisfare le note esigenze del settore e varare una concreta (ripeto concreta) politica della informazione e della comunicazione per gli Italiani nel mondo, che non possono essere continuamente considerati dei “panda in estinzione” bisognosi della solita emergenza quotidiana.

A nostro avviso, e qui credo di parlare a nome di tutti i componenti della prima Commissione, sono due i filoni da seguire per realizzare concretamente un salto di qualità, che determini un “grande progetto” per l’informazione e la comunicazione nel mondo:

 

a) L’informazione e la comunicazione deve essere rivolta alle nostre comunità in una logica strategica che rinforzi il mantenimento della lingua e della cultura italiana nel mondo, nel quadro dell’internazionalizzazione dell’Italia, aprendo quelle necessarie “finestre” per coloro che nei paesi di accoglimento sono attratti e affascinati per varie ragioni della nostra lingua e della nostra cultura;

b) l’esercizio del voto nei luoghi di residenza obbliga le istituzioni a ripensare il concetto d’informazione e di comunicazione che deve rivolgersi anche a formare, oltre che comunicare e informare comunità diverse fra loro, distanti culturalmente e geograficamente, ma uniti nel destino e nella pienezza della cittadinanza con il voto per corrispondenza, con la concreta partecipazione alla vita democratica della nostra Patria.

 

Provocare le sinergie più ampie

 

Per poter realizzare una “politica globale” che tenga conto di queste due fondamentali e strategiche considerazioni, bisogna avere dei mezzi necessari, non dico paragonabili a quelli che dispongono enti pubblici della comunicazione europea come la BBC, la Deutsche Welle o la TV5, ma sicuramente molto, ma molto più di quello che viene attualmente e disordinatamente stanziato nel settore in varie forme che riguardano i contributi concessi con le convenzioni all’ente pubblico RAI, a Rai International, ai quotidiani che si pubblicano all’estero, ai quotidiani teletrasmessi, alle agenzie stampa nazionali, alle agenzia stampa della emigrazione e alla “Cenerentola” del settore, rappresentata dalla stampa periodica - ripeto, stampa periodica - che fra tutti è quella meno aiutata dal contributo pubblico.

Per invertire questa negativa tendenza è necessario logicamente un cambiamento radicale di rotta, un cambiamento nella filosofia degli “addetti ai lavori”, che sono i veri gestori di quella linea che ci ha sempre penalizzato e determina poi le scelte politiche fondamentali.

Cosa bisogna concretamente fare, se è vero, come è vero, che parte del mondo politico italiano guarda sempre con distanza e sufficienza questi nostri problemi rimbalzati ora violentemente, con l’esercizio del voto all’estero, sulla nostra quotidianità?

 

Informazione di ritorno

 

A nostro parere riveste di importanza fondamentale quella “informazione di ritorno” sollecitata da tutti e attuata da pochi, tendente a far conoscere l’Altra Italia all’Italia di oggi che purtroppo, per varie ragioni che sarebbe troppo lungo ora ricordare, non conosce, ma ignora vergognosamente.

Queste gravi carenze e queste emergenti necessità sono state ampiamente discusse ed analizzate alla prima Conferenza degli Italiani nel mondo svoltasi nel 2000 e alla Conferenza Stato-Regioni e CGIE, realizzatasi lo scorso anno.

Bene quindi ha fatto il Ministro per gli Italiani nel Mondo ad intraprendere la “stagione dei convegni” per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana distante dalla nostra realtà, e far conoscere concretamente e con momenti di sintesi intelligenti nei singoli campi, quello che realmente sono e fanno gli Italiani nel mondo.

Informazione di ritorno non stereotipata, ma che faccia sapere che l’emigrazione italiana di oggi non è quella della valigia di cartone perché è cambiata, che l’emigrazione è un’opportunità concreta per il “Sistema Italia”, come ha dichiarato a chiare lettere il Presidente Carlo Azeglio Ciampi ricevendo i Premi Nobel e gli scienziati che hanno partecipato al recente convegno organizzato dal Ministero per gli Italiani nel Mondo, che ha ottenuto un grande successo.

Informazione di ritorno che sensibilizzi i larghi strati di opinione pubblica e di classe politica italiana, affinché ci si convinca della necessità di riservare maggiore attenzione ad una categoria di persone lontane legate, dal destino prima e dalla cittadinanza poi, alle sorti dell’Italia, e dal desiderio di incidere concretamente, con il voto, alla vita ed alla crescita democratica della propria Patria.

 

Cabina di regia

 

Va dato atto che qualche cosa sta cambiando. L’ente pubblico RAI ha iniziato a vario titolo e in varie forme ad inserire le problematiche degli Italiani all’estero in trasmissioni di grande ascolto. Questo è un dato positivo e incoraggiante, ma bisogna andare oltre, pensando alla quotidianità e non al solito fatto saltuario.

La Commissione, in virtù del dettato legislativo e con il contributo di tutti, ha intensamente operato, talvolta con difficoltà, per avere il quadro esatto degli sforzi finanziari disordinati che lo Stato fa nel settore della informazione e della comunicazione e di quanto esso stanzia nei singoli settori.

Non è un caso infatti, che nelle conclusioni della Conferenza Stato-Regioni e CGIE venga auspicata una cabina di regia ed ipotizzata una “legge-quadro” del settore per un coordinamento serio e concreto di tutti gli sforzi rivolti a comunicare e ad informare le comunità italiane che risiedono all’estero.

La frammentazione degli interventi indebolisce e provoca la mancanza di una seria politica dell’informazione, che negli ultimi decenni ha riaffermato lo stato di precarietà del settore.

Il CGIE non ha perso mai occasione di denunciarlo, per intraprendere tutte quelle iniziative istituzionali tendenti a voltare pagina e a far pesare queste nostre sacrosante richieste. Infatti, nell’attuale governo, il Dicastero per gli Italiani nel Mondo ha fatto sue le nostre proposte intervenendo puntualmente anche quando i soloni burocratici tramano, frenano, depistano quelle intenzioni rappresentate da quel patrimonio unitario che la “lunga marcia” della emigrazione italiana ha reso cosa comune irrinunciabile della nostra cultura, del nostro impegno sociale e politico.

 

Informazione radiotelevisiva

 

Che senso ha continuare a stipulare convenzioni per le trasmissioni radio in onda corta per decine di miliardi di lire, se poi queste trasmissioni non si ascoltano neanche oltralpe?

Va dato atto a Rai International di essere andata incontro alle richieste delle comunità in Sud Africa e in Canada, nonostante le inevitabili difficoltà.

Va riconosciuto che il programma editoriale da noi condiviso, se realizzato, poteva sopperire a molte esigenze e necessità. Non è tollerabile però il fatto che, per quanto riguarda i contenuti, la qualità del segnale, il rispetto degli orari - che il CGIE in tutte le salse ha sempre denunciato, chiedendo di adeguare alle esigenze degli utenti - si continui imperterriti, senza cambiare una virgola, come ai vecchi tempi della “gestione” di Morrione.

Non è pensabile che il palinsesto riservato all’America Latina venga usato anche per l’area anglofona dell’Australia. Non è tollerabile che, sebbene la convenzione preveda giustamente un “Comitato di monitoraggio” di Rai International previsto tra l’altro dalla convenzione, in cui ci sono anche i rappresentanti continentali del CGIE, esso non si è mai riunito, nonostante le continue sollecitazioni del Ministro per gli Italiani nel Mondo e del CGIE.

Noi ci siamo espressi per la societarizzazione di Rai International non per far fare gli affari a qualcuno, ma perché si cambi radicalmente diventando strumento capace di formazione, comunicazione e informazione di ritorno, ricercando anche il coinvolgimento degli operatori dei micromedia italiani che si pubblicano all’estero, che conoscono le singole realtà, perché da decenni sono radicati sul territorio.

Rai International deve avere la capacità di veicolare l’Italianità, cioè la nostra lingua e cultura, per andare oltre al semplice retaggio di una società antica che esprime valori saggi legati alla tradizione, oltre che alla economia.

Rai International non può essere assente nel processo di internazionalizzazione dell’Italia; deve svolgere un ruolo fondamentale con mezzi adeguati e idee chiare, pensando anche a trasmettere il segnale in Europa.

In questo settore esiste però una galassia sconosciuta, importantissima, rappresentata dalle piccole emittenti radiotelevisivi in lingua italiana, che in ogni continente sono strumento insostituibile di formazione, di informazione e di comunicazione, le quali meritano essere considerate ed aiutate con un piano organico che tenga conto della vastità del territorio in cui viene irradiata, dell’utenza raggiunta, e dell’anzianità delle singole emittenti radio e Tv.

Fa bene però ricordare, che non è un caso che l’ente pubblico Rai abbia deciso finalmente l’acquisto dei diritti della Nazionale di calcio per evitare definitivamente l’odioso criptaggio delle partite, che tante proteste aveva provocato da ogni parte, con in prima linea i Comites e il CGIE.

Anche in questo caso, l’intervento di “qualcuno” è stato, ancora una volta, determinante, confermando che le cose, nonostante la strada impervia, si possono modificare e cambiare - e anche ottenere, se si è uniti e se si crede fermamente a quello che si fa.

 

Stampa periodica, quotidiani e quotidiani teletrasmessi

 

Il CGIE non si deve stancare mai di riaffermare l’importanza strategica eccezionale rappresentata dai “media della diaspora”, che raggiunge oltre 390 testate, di cui 213 giornali e riviste per una tiratura annua di oltre 100 milioni di copie, di oltre 150 radio con 178 mila ore annue; di 29 televisioni con oltre 28 mila ore di trasmissioni annue, che impegnano quasi 2.500 dipendenti, la metà dei quali a tempo pieno.

Un patrimonio inestimabile, da valorizzare (che non significa sfruttare), aiutato solo - per quanto riguarda la carta stampata, cioè la stampa periodica - dalla misera somma di due miliardi di lire (art. 26 della legge 416 del 1981), diventati quest’anno quattro (con la legge 62 del 2001), ma purtroppo sempre insufficienti per il grande ruolo e la funzione insostituibile cui è chiamata a svolgere la stampa periodica italiana all’estero.

Il Ministro per gli Italiani nel Mondo, sollecitato anche dalle nostre richieste, ha chiesto l’aumento di 10 miliardi per la stampa periodica, che non può continuare ad essere aiutata con le briciole e con le miserie, mentre a solo 2 (due) quotidiani che si pubblicano all’estero vengono dati fior di miliardi, ai sensi dell’ex articolo 3 della legge 250 del 1990.

Anche qui, in questo specifico caso, si chiede che venga rispettato il ruolo del CGIE: in virtù della legge istitutiva, Noi, oltre che a determinare una linea, dobbiamo essere messi nelle condizioni di conoscere per poter giudicare in termini politici, esercitando la nostra funzione in modo da poter giungere a quella trasparenza e a quel controllo più volte sollecitato da tutto il mondo organizzato della nostra emigrazione.

Non si possono pretendere “istruttorie fiscali” da parte di alcuni consoli e della Presidenza del Consiglio per la concessione di un contributo di poche migliaia di Euro, mentre i capi-missione che conoscono il territorio vengono tenuti fuori, come il CGIE, da tutta l’istruttoria per quelle testate che ricevono fior di miliardi di vecchie lire.

Ma la “commissione” apposita presso la Presidenza del Consiglio, come fa a verificare se la distribuzione sul territorio, ad esempio, è veritiera o frutto della fantasia di qualcuno?

Proprio per questi legittimi dubbi, è necessario in termini politici fare la dovuta chiarezza, esigendo trasparenza e controllo, chiedendo che il CGIE venga messo nelle condizioni di sapere, per poter dare il proprio giudizio.

Da anni la prima Commissione ha elaborato una bozza di proposta riformata per il regolamento di attuazione dell’articolo 26 della legge 416/1981 e della legge 62/2001. Regolamento che contempla una commissione più agile, escludendo i cadaveri, che tenga conto delle novità che nel firmamento dei media della diaspora si stanno fisiologicamente riproponendo. Ma anche questo non si sa che fine abbia fatto; alla Presidenza del Consiglio, ad una mia precisa domanda, hanno risposto che è in “via di elaborazione” per essere presentato alle Commissioni parlamentari.

Grazie all’intervento del Ministro Tremaglia e alla solidarietà della Fusie, su insistenza della 1ª Commissione, siamo riusciti a far ottenere alla stampa periodica che si pubblica all’estero la pubblicità istituzionale, cominciando la campagna contro la droga.

È un inizio importante e significativo che deve fare lezione e continuare con altri temi, come la partecipazione al referendum del 15 giugno, l’aggiornamento dell’anagrafe consolare, ecc. ecc.

Il CGIE qui deve giocare non solo di fantasia, ma di peso politico, di insistenza per ottenere quello che è giusto che ci spetti, quello che ci è stato negato fino a ieri.

 

“Agenzie nazionali” e “agenzie di emigrazione”

 

Altro delicato settore che merita la nostra doverosa ed obiettiva attenzione. La Presidenza del Consiglio, da decenni stipula convenzioni con le grandi agenzie di stampa nazionali, con la “scusa” di informare anche le nostre collettività.

Va ricordato che qualche grande agenzia riserva particolare attenzione agli Italiani nel mondo con continuità e serietà. Un assurdo: alcune di esse, nell’era di Internet, continuano imperterrite a spedire per posta i propri dispacci.

La gran parte, però, prende denaro pubblico senza riservare un rigo alle questioni degli Italiani all’estero. Non si tratta di qualche soldo, ma di parecchi miliardi distribuiti da decenni annualmente.

Queste convenzioni vanno riviste, ripensate, inserendo le novità, come ad esempio, obbligatoriamente, l’informazione di ritorno.

Nonostante certe ipocrisie e certe complicità burocratiche tendenti a proteggere questo sistema, il CGIE è chiamato a svolgere una funzione di trasparenza, di controllo e di professionalità anche in questo delicato settore,

Controllo, trasparenza e professionalità anche per i fratelli poveri della stessa categoria rappresentati dalle cosiddette “agenzie specializzate della emigrazione”: Gesi s.r.l, Grtv Interplanet s.a.s., Inform s.n.c., Media Press s.r.l. Editore, Nove Colonne s.r.l., Sogedi s.r.l.

Agenzie - alcune delle quali fanno parte della storia della nostra emigrazione - che, con tutti i loro difetti, svolgono un ruolo importante, insostituibile di collegamento, di informazione, di formazione, di comunicazione tempestiva, che nessun altra agenzia o testata svolge.

Certo, la frequenza delle ripetizioni, il rischio della mancata verifica, la mancata specializzazione e le notizie poco commentate non sminuiscono il valore e la loro funzione. Queste agenzie assorbono il 27% delle risorse finanziarie disponibili sul capitolo di bilancio MAE 3122, superando di poco il miliardo e trecento milioni di vecchie lire annue.

Il CGIE è chiamato a chiedere per costoro più soldi, più riconoscenza, più attenzione; il CGIE deve anche chiedere che il finanziamento a queste agenzie sia vincolato alla qualità del prodotto, ai lanci quotidiani o settimanali, alla specializzazione e a come tale prodotto venga usato dalle 392 testate italiane che rappresentano i media della diaspora.

Perché, ad esempio, l’Ufficio II della DGIEPM non ci fa vedere l’emeroteca annuale per appurare come le testate all’estero usino queste agenzie?

Dato che questa non è una corporazione chiusa, bisogna dare l’opportunità anche alle nuove iniziative editoriali nel settore di poter accedere al finanziamento, se hanno i requisiti che noi in mille occasioni abbiamo ripetutamente richiesto.

La nuova legge italiana sull’Editoria riconosce quale “prodotto editoriale” anche il “Web-Journal”. Nulla di più. Ma anche qui va elaborata una proposta concreta che tenga conto delle peculiarità, che vada incontro alle tante iniziative valide esistenti nel mondo di lodevoli “giornali telematici”, anche se sembra che attualmente solo l’8-10% della popolazione mondiale disponga di Internet.

Non ho alcuna difficoltà a riconoscere all’Ufficio II della DGIEPM della Farnesina la disponibilità e la mentalità positiva di approfondimento, nel rispetto dei ruoli e delle funzioni. Basti pensare alle varie iniziative mirate realizzate nel settore durante la gestione della DGIEPM del bravo ministro Marsili. Ma non è sufficiente. Dobbiamo andare oltre per decidere insieme il da farsi, cioè dove vogliamo “parare”, e non essere informati a posteriore su come sono stati distribuiti i contributi alle “agenzie specializzate dell’emigrazione”.

 

Anagrafe permanente delle testate

 

Una volta, ai tempi di Corrias, esisteva una convenzione fra la Fusie e il MAE con l’impegno di mantenere aggiornato il registro delle testate italiane che si pubblicano all’estero. Scaduta quella convenzione, né la Farnesina né la Fusie, grazie forse ad un comune amico, nessuno si è ricordato di chiedere (o di volere) il rinnovo della stessa.

Questa è una convenzione necessaria, però, per mantenere una “anagrafe” permanente delle testate della diaspora. Il problema non si risolve facendo una tantum l’elenco aggiornato, che, appena è finito, è già superato e deve essere ulteriormente integrato. È indispensabile istituzionalizzare una forma di anagrafe che venga gestita da un organismo “difettoso” sicuramente, ma unitario, ripeto unitario, come la gloriosa Fusie, che ha un nuovo valido Presidente nella persona di Domenico De Sossi, che tutti conosciamo ed apprezziamo.

 

Conclusioni

 

Dalla situazione attuale e dalla sua obiettiva analisi sono stato costretto a fare questa elencazioni di rilievi, appunti e considerazioni che io sottopongo alla vostra cortese attenzione, affinché si costituisca una “cabina di regia” per riuscire ad interagire nel settore, unendo gli sforzi, magari anche con una “legge quadro”, imponendo necessariamente un’adeguata trasparenza, più controllo e più professionalità.

Il CGIE faccia appello al Parlamento e al Governo, proprio in vista di questa stagione nuova che inizia il 15 giugno con la partecipazione al voto referendario nei luoghi di residenza per milioni di Italiani all’estero.

Il Parlamento, e precisamente l’On. Bianchi (Presidente del Gruppo parlamentare degli Italiani nel Mondo alla Camera dei Deputati) e il Sen. Minardo (Presidente del Gruppo parlamentare degli Italiani nel Mondo del Senato della Repubblica) sono chiamati con iniziative legislative adeguate a dare concrete risposte alle richieste ed alle esigenze dettagliatamente elencate nelle 1.164 pagine di atti ufficiali contenuti nei volumi delle 4 Conferenze continentali sulla Informazione italiana nel mondo, realizzate, non a caso, dal CGIE.

 

AIE