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Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE: Ordine del Giorno

Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE

Il Documento finale

(AIE) Il 20 marzo, a conclusione dei lavori della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE, è stato approvato il Documento finale.

Nel Documento vengono indicate le linee programmatiche per l’attività del Governo, del Parlamento, delle Regioni e Province Autonome e del CGIE rivolta alle comunità italiane all’estero

Una nuova politica

La Repubblica italiana, in tutte le sue componenti, si impegna a realizzare, con il concorso delle comunità all’estero, una politica di valorizzazione dell’identità italiana nel mondo, predisponendo a tale scopo gli strumenti legislativi e attuativi adeguati. Il raggiungimento di tale obiettivo, in un contesto internazionale attraversato da grandi trasformazioni per effetto dei processi di globalizzazione della cultura e dell’economia, richiede azioni politiche rivolte a valorizzare in modo organico il patrimonio umanistico della cultura nazionale e le sue acquisizioni scientifiche e tecnologiche più recenti.

In questo quadro l’asse portante è costituito dalle comunità italiane nel mondo rispetto alle quali si deve anzitutto il riconoscimento che l’emigrazione si è tramutata in una grande risorsa. Senza misconoscere la valenza economica della diaspora - nel solo anno 2000 un apporto di circa 100 miliardi di euro al sistema economico nazionale - sarebbe riduttivo alimentare una lettura economicistica dell’emigrazione mettendo in ombra gli aspetti culturali, solidaristici, professionali, scientifici e informativi.

La decisione del Parlamento, con la Legge 459/2001, di estendere il voto e la rappresentanza parlamentare agli italiani all’estero, oltre a consentire l’esercizio di un diritto, è importante perché abbatte una barriera psicologica che, per più di un secolo, ha ingiustamente diviso l’universo italiano tra cittadini residenti ed emigrati, gli uni portatori di pieni diritti, gli altri spesso meno tutelati. La Conferenza intende riconoscere e ovviare per quanto possibile a questo torto storico e dare atto alle comunità italiane nel mondo, al movimento associazionistico e agli organismi che le hanno rappresentate di aver impedito, riaffermando in ogni momento l’orgoglio dell’appartenenza, che si affievolissero i legami con la Patria di origine. Infatti il movimento associazionistico ha rappresentato un importante strumento di tutela dei diritti, di promozione della solidarietà e di sviluppo sociale delle comunità italiane all’estero.

Ripensare, quindi, al ruolo della comunità italiana nel mondo come a una risorsa e associarla, anche formalmente, in una lungimirante azione di valorizzazione dell’identità della cultura italiana e degli interessi nazionali nel mondo rappresenta un decisivo salto di qualità compiuto rispetto ai tradizionali modi di intendere la prassi politica. L’identità italiana non si forma solo in ambito nazionale, ma è il risultato della costante interazione tra questo e le articolazioni delle comunità italiane all’estero. Tanto più lo stato nazionale deve essere in grado di porsi in un atteggiamento di ascolto e di assorbire e amalgamare esperienze, valori vissuti anche nelle condizioni sociali e culturali in cui la diaspora si è storicamente realizzata.

In tale logica si pone la funzione della Conferenza investita dalla Legge 198/1998 del compito di indicare le linee programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le comunità italiane all’estero, nonché l’indirizzo politico e amministrativo dell’attività del CGIE.

In primo luogo, quindi, va precisato il ruolo dello Stato. Un passo importante è stato fatto con l’insediamento del Ministro per gli Italiani nel Mondo, che, avvalendosi della collaborazione delle strutture centrali del MAE - e in particolare della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie - ha rivelato una efficace sensibilità e una preziosa operatività, oltretutto accresciute dall’ampiezza delle materie a lui delegate. Al tempo stesso lo strumento operativo da affinare continua a essere rappresentato dal Ministero degli Esteri e la sua imminente riforma dovrebbe dare impulso e potenziamento al suo ruolo di coordinamento di tutti i soggetti istituzionali e non, che contribuiscono a sostenere l’impegno dei nostri connazionali all’estero. In questo quadro rientra il necessario rafforzamento della rete diplomatica e consolare che va posta nelle condizioni di svolgere meglio il ruolo di cerniera tra le istituzioni dello Stato e le comunità degli italiani all’estero recuperando specificamente il rapporto con le Regioni. Ciò deve avvenire in termini non più meramente burocratici ma dinamici e propositivi. E’ questo un risultato che si ottiene solo investendo adeguate risorse finanziarie e qualificando ancora di più professionalmente e culturalmente le risorse umane utilizzate.

L’altro dato significativo è costituito dall’evoluzione in senso federalista dello Stato italiano che ha conosciuto una prima fase di attuazione nelle riforme costituzionali del Titolo V. Le nuove riforme vanno a riconfigurare il ruolo delle Regioni e, di conseguenza, delle Autonomie locali che da tempo hanno costituito un punto di riferimento degli italiani all’estero sostenendone le forme associative, favorendone il reinserimento in Patria, assistendoli materialmente e rispondendo alla loro domanda di cultura e informazione. Se vi è stata una ripresa del sentimento di italianità tra le comunità all’estero il merito non può essere attribuito solo al miglioramento dell’immagine internazionale del nostro Paese, ma anche alla presenza capillare delle Regioni e degli Enti locali tra queste comunità, riconoscendo altresì il contributo apportato dalle Consulte regionali dell’Emigrazione. Le attività di presenza all’estero delle Regioni, da coordinare e integrare con l’azione dello Stato, in un unico Sistema-Paese, producono opportunità più concrete per sostenere non solo la presenza degli italiani all’estero, ma anche le economie e le popolazioni di questi Paesi e delle Regioni di origine. In sostanza occorre mettere insieme le sinergie necessarie sui contenuti e gli strumenti per “fare sistema”, qualificando le linee programmatiche alle quali devono attenersi i soggetti pubblici titolari di poteri di intervento verso gli italiani all’estero. La Conferenza, inoltre, auspica il riconoscimento negli Statuti regionali del ruolo delle comunità italiane all’estero.

Gli obiettivi generali

La Conferenza individua come altrettanti obiettivi da raccomandare al Governo, al Parlamento, alle Regioni e Province Autonome e al CGIE quelli elaborati per temi dai Tavoli preparatori della Conferenza medesima che qui di seguito si sintetizzano e ai cui relativi documenti si rimanda per ulteriori approfondimenti ed eventuali interpretazioni.

Una nuova cultura per una realtà che cambia e il ruolo dell’informazione

L’emigrato va ritenuto un concittadino che ha dovuto esprimere le proprie potenzialità lontano dalla madrepatria, dimostrando spesso capacità di intrapresa, socialità e accoglienza talvolta superiore a quelle dei conterranei.

La maggioranza degli emigrati italiani e dei loro discendenti, infatti, si è ormai inserita nel tessuto socioeconomico degli stati di residenza divenendo portatrice di una mentalità aperta e creativa e di valori innovativi che gli consentono di partecipare ai processi di trasformazione alla pari di tutti.

Di conseguenza è necessaria una nuova politica che, superata la fase dell’assistenza, offra a tutti i nostri connazionali all’estero un sostegno qualificato, specifico ed efficace, evitando la polverizzazione degli interventi e sovrapposizioni fra le varie branche delle Amministrazioni pubbliche.

Alla luce di questa realtà mutata occorre contribuire al processo di promozione della cultura, della lingua, della conoscenza del nostro paese nell’affermazione dell’identità italiana in società sempre più multiculturali, nella consapevolezza che una cultura visibile e solidale sostanzia una strategia innovativa capace di cogliere aspetti storicamente trascurati e valorizza la “memoria”, facendo del dialogo e della concertazione l’elemento principale delle iniziative che promuove.

Tale obiettivo di fondo va perseguito con un investimento massiccio, sinergico e lungimirante principalmente in ambito culturale. La nuova proposta dovrà inglobare non solo la grande tradizione umanistica, più frequentemente esportata, ma anche le espressioni scientifiche, tecnologiche e artistiche.

Occorre inoltre sviluppare la cooperazione interuniversitaria volta a rafforzare il modello formativo italiano, a beneficio in particolare delle comunità italiane all’estero.

In questo quadro un ruolo decisivo è assunto dalla politica dell’informazione che va sostenuta in tutto il suo pluralismo, riaffermando la centralità della stampa in lingua italiana all’estero, delle emittenti radio e televisive locali insostituibili per l’informazione, l’integrazione, la difesa dei diritti e la salvaguardia delle identità culturali.

Gli strumenti prioritari con cui conseguire tali obiettivi dovranno essere:

La riappropriazione del significato dell’emigrazione italiana attraverso l’inserimento nel percorso formativo scolastico della sua storia, a vantaggio soprattutto delle giovani generazioni che si trovano a vivere in una società multiculturale.

La rivitalizzazione dello studio e della diffusione della lingua e della cultura italiane mediante un rinnovato impegno per la formazione degli insegnanti, un più ampio ricorso allo strumento degli scambi di docenti e studenti, delle “borse di studio”, la partecipazione ai programmi comunitari e l’istruzione e formazione a distanza.

La riforma degli Istituti di cultura che dovrà prevedere una più stretta collaborazione con le Regioni e gli Enti locali.

La realizzazione di un’informazione di ritorno che possa rafforzare l’utilizzo dei media locali, pur senza rinunciare all’intervento degli organismi centrali, per realizzare uno stretto legame tra gli italiani in Italia e gli italiani all’estero.

L’istituzione di un uno specifico gruppo di lavoro che, in seno al Segretariato della Conferenza, segua le politiche attuate dai settori pubblici e privati per l’informazione degli italiani all’estero.

La valorizzazione dello strumento pubblico della RAI anche tramite convenzioni con le Regioni e lo Stato in particolare in vista dell’esercizio del voto all’estero.

La solidarietà e il lavoro italiano nel mondo

Radicali cambiamenti sono intervenuti in ordine alle caratteristiche del lavoratore italiano nel mondo.

Esiste oggi una nuova figura di “lavoratore in mobilità” dotato di professionalità, sempre disponibile a trasferirsi verso Paesi con maggiori opportunità. In questo senso il frontalierato ha assunto sempre più le caratteristiche di un fenomeno non transitorio, bensì strutturale, per finalità e dimensione, del mercato del lavoro nelle fasce territoriali di confine. Contemporaneamente esiste una nuova emigrazione stanziale, per lo più “intellettuale”, indirizzata verso alcuni Paesi.

In tale contesto si può operare attraverso:

Il potenziamento della formazione e della specializzazione professionale, anche a livello superiore, attivando linee di finanziamento ad hoc, alle quali concorrano i diversi referenti istituzionali (Unione Europea, Ministeri, Regioni).

La semplificazione delle procedure per i giovani di origine italiana ai fini del riconoscimento dei titoli di studio e professionali conseguiti all’estero e, reciprocamente, dei titoli di studio e professionali conseguiti in Italia dai lavoratori frontalieri.

Il rilancio della cooperazione internazionale, che per l’Italia rappresenta una componente essenziale della sua politica estera. Tale risultato potrà essere conseguito unificando i tentativi, gli sforzi e le iniziative, evitando interventi slegati dal contesto e dalle linee di politica estera, a vantaggio delle aree di crisi.

Il rilancio e potenziamento degli strumenti finanziari di sviluppo all’export a sostegno degli operatori italiani all’estero.

L’ampliamento ai lavoratori all’estero dell’accesso ai diritti e servizi nel campo sanitario, della casa, della previdenza e dell’assistenza.

I giovani e l’associazionismo come linfa delle comunità all’estero

La realtà e gli interessi delle comunità italiane all’estero si esprimono anche attraverso la varietà e la vivacità delle loro associazioni. A tal fine occorre:

a) Individuare specifiche politiche in favore dei giovani come presupposto per la continuità dei rapporti con le comunità italiane all’estero. In tale ottica è necessario procedere al pieno coinvolgimento delle giovani generazioni al vasto movimento associazionistico presente all’estero e al loro inserimento nella nostra rete di presenze organizzate. Il conseguimento di questi due obiettivi presuppone che vengano introdotte norme statutarie tese a fissare presenze di giovani negli organi delle Associazioni. E’ importante inoltre promuovere forme di associazione dei giovani, che tengano conto della pluralità delle loro culture, della provenienza e dei Paesi di residenza.

b) Ripensare in termini nuovi il ruolo e il compito dell’associazionismo. Esso costituisce un patrimonio da tutelare e valorizzare in vista del mantenimento e del rafforzamento dei legami delle nostre collettività all’estero con la Madre Patria. Per una migliore definizione delle sue caratteristiche è indispensabile che sia stabilito un procedimento di riconoscimento delle associazioni che operano all’estero, attraverso la registrazione in appositi albi consolari, come presupposto per l’assolvimento dei compiti di istituto e per l’accesso alle forme di contributo e di finanziamento da parte dello Stato e delle Regioni

Obiettivi e strumenti prioritari

La Conferenza Permanente Stato - Regioni e Province Autonome - CGIE individua i cinque obiettivi seguenti:

Una legge quadro che rechi i principi fondamentali cui si dovrà attenere la potestà legislativa concorrente delle Regioni nelle materie riguardanti le collettività all’estero. Nel testo dovrà trovare accoglimento in particolare il principio dell’uguaglianza che rifiuta, nella predisposizione degli interventi cofinanziati dallo Stato e dall’Unione Europea, qualsiasi forma di discriminazione regionale per ispirarsi, all’opposto, ai criteri di solidarietà.

Sotto un profilo di uguaglianza sostanziale, peraltro, gli interventi, anche di natura esclusivamente prescrittiva, dovranno essere indirizzati indifferentemente a cittadini italiani o di origine italiana in maniera tale da garantire  alle generazioni di emigranti successive alla prima (cui possono essere parificate eventualmente quelle categorie di persone che per qualsiasi motivo hanno perso, contro la loro volontà, la facoltà di ottenere la cittadinanza italiana), il pieno sviluppo della personalità e l’effettiva partecipazione alla vita del Paese. Rientrano per primi tra tali interventi quelli volti ad assicurare il diritto al lavoro, compreso l’accesso ai pubblici uffici, all’aggiornamento professionale, allo studio e alla ricerca che vanno quindi tenuti totalmente divisi dai “regimi di quote di ingresso” attualmente in vigore per disciplinare il fenomeno migratorio nei confronti del quale vanno espressi i medesimi impegni per l’integrazione e la tutela dei diritti.

2. La modifica della Legge del CGIE, che preveda una maggiore rappresentanza delle Regioni e delle Autonomie locali, deve potenziare il ruolo dinamico del Consiglio anche al fine di assicurare un maggiore collegamento di tutti gli italiani all’estero (doppi cittadini, oriundi vecchi e nuovi emigrati e giovani generazioni) e la loro rappresentanza parlamentare.

Inoltre, la modifica dell’art. 17 della Legge 198 al fine di inserire nell’intestazione della Conferenza Permanente Stato - Regioni - Province Autonome - CGIE anche gli Enti Locali.

L’Istituzione del Fondo Nazionale a favore delle comunità italiane all’estero che preveda la partecipazione finanziaria di soggetti pubblici e privati e nel quale possano confluire anche finanziamenti dell’Unione Europea. Il Fondo dovrebbe quindi corrispondere all’attività di coordinamento delle singole iniziative, incluse quelle di solidarietà, diventando così il volano della politica italiana nei confronti dei cittadini all’estero.

Lo “Sportello unico per l’internazionalizzazione” è richiesto, partendo dalla constatazione di una forte presenza regionale e del legame con i corregionali residenti in loco, al fine di rendere più agevole il flusso delle informazioni da e per le imprese, di assistere le medesime e di attrarre investimenti esteri in Italia. La realizzazione di tale strumento deve essere attuata per l’idoneità dimostrata nella concreta esperienza regionale sinora maturata a rappresentare all’estero gli interessi economici nazionali in sinergia con le altre istanze.

Creare un Segretariato della Conferenza Permanente che garantisca la continuità di azione e di  monitoraggio dei seguiti operativi, che valorizzi le risorse disponibili ed il coordinamento dell’insieme degli strumenti messi in opera.

Il Segretariato sarà composto di ventuno membri, pariteticamente ripartiti fra Stato, sistema delle Autonomie e CGIE.

In via transitoria si riunirà ancora il Gruppo di Lavoro che ha preparato la Conferenza, in consultazione con gli Uffici di Presidenza dei Tavoli Tematici, per definirne, entro il 30 giugno 2002, la composizione e modalità di funzionamento.

AIE