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SPECIALE COMMISSIONE CONTINENTALE CGIE PER I PAESI DELL’AMERICA LATINA (CURITIBA 15-17 APRILE)

CGIE: i lavori della Commissione Continentale per i Paesi dell’America Latina

La relazione comparata sui Piani-Paese dell’America Latina

Lingua e cultura italiane: il continente sudamericano, un enorme bacino di utenza potenziale

AIE - Nel corso dei lavori della Commissione Continentale CGIE svoltisi a Curitiba (Paranà-Brasile) è stata presentata la relazione comparata sui Piani-Paese dell’America latina. La relazione è stata curata dalla D.ssa Wanda Andreoli, Segretario Generale del Consiglio Nazionale Lingua e Cultura-Rio De Janeiro. Sulla base di questa relazione è stato approvato all’unanimità dalla Commissione un Ordine del Giorno (per il testo dell’O.d.G. v. successivo servizio AIE, ndr).

Di seguito pubblichiamo il testo della relazione.

Considerazioni

È immediatamente evidente, anche ad una analisi superficiale, che l’America Latina rappresenta oggi un enorme bacino di utenza potenziale per quello che riguarda la diffusione della lingua e della cultura italiane, bacino in minima parte attivato.

La mancanza di dati corretti è evidente dall’incompletezza dei dati AIRE e dalla stima dei potenziali utenti dei vari Piani Paese, prova del fatto che l’Italia non si è mai preoccupata di quantificare le sue risorse all’estero, risorse che per molti anni non sono state considerate tali.

Attivare il bacino di utenza sudamericano implica decisioni politiche che finora non sono state prese e che tengano conto della fragilità delle strutture politiche e sociali.

In tutti i Paesi dell’America Latina, la classe media convive con una perdita progressiva del potere d’acquisto che fa sì che la proposta dei corsi sia accettata entusiasticamente solo se detti corsi sono gratuiti (nel caso della scuola dell’obbligo) o ad un prezzo ridotto (nel caso degli adulti).

Un altro problema segnalato da tutti i Piani Paese è l’insufficienza degli strumenti normativi (vedi ex- legge 153) rispetto alla consistenza e alla qualità della domanda di corsi di italiano.

La domanda di apprendimento dell’italiano oggi non è più vincolata all’offerta di servizi alla sola collettività italiana, ma risponde ad un’esigenza diffusa di crescita culturale e professionale, che proviene da ampi strati della società locale e va molto oltre l’ambito della collettività italiana. L’interessato all’apprendimento dell’italiano è spesso un utente qualificato (professionista, imprenditore, magistrato, docente universitario), a cui non si può offrire un livello di corsi tarato originariamente su esigenze profondamente diverse.

È difficile comprendere l’indifferenza del Governo Italiano, quando i corsi aprono le porte ad un mercato estremamente interessante per il made in Italy, come dimostra la crescente penetrazione di aziende italiane in America Latina, e rendono possibili contatti e contratti commerciali. 

Finanziamenti

Rappresentano il nodo fondamentale: il Governo Italiano deve chiarire se intende investire e supportare iniziative efficaci riguardo la lingua e la cultura, scelte sulla base delle attuali esigenze delle Comunità locali.

È inspiegabile la povertà di finanziamenti che assomigliano più a esigua beneficenza che a investimenti, fatto questo che riguarda, tutta l’America Latina. Sono emblematici il caso di Panama, che con una collettività italiana residente di 1300 persone è il quinto cliente in America Latina delle merci italiane e non risulta aver ricevuto nessun contributo per il 2001, o quello di El Salvador, che ha ricevuto per i 1.050 alunni della locale Dante Alighieri, L.4.000.000 (quattro milioni) di contributo ordinario sul cap. 3153 per il 2001. Il Messico, di fronte a una collettività italiana di circa 7.000 persone e a circa 70.000 potenziali utenti, ha ricevuto un contributo per il 2001 di 78 milioni di lire.

Se qualcuno in Italia crede ancora che queste cifre possano essere considerate investimenti, non ha alcuna percezione della realtà.

Come supportare iniziative senza investire quantità adeguate di denaro?

Questo è il grande dilemma dell’Italia, che regala il mercato e le potenzialità create gratis all’estero dagli oriundi a paesi, come l’Inghilterra, la Francia e la Germania, che hanno sempre investito generosamente in iniziative culturali, ben sapendo che l’indotto giustifica abbondantemente la spesa.

Un altro punto importante da sottolineare è il fatto che i Paesi dell’America Latina, a differenza di Paesi come il Canada e l’Australia, non hanno una tradizione in questo campo ma usufruiscono di strutture relativamente giovani (in Brasile il primo Ente Gestore è stato fondato nel 1988) e di conseguenza fragili e bisognose di supporto. Non esistono risultati nel campo della promozione della lingua e della cultura italiana a costo d’investimento zero.

Le discrepanze che esistono tra i Paesi a livello di finanziamenti, numero di corsi, costi per corso e per alunno sottolineano la necessità dell’adozione di un criterio comune e di un coordinamento a livello di America Latina.

La prima impressione che si ricava, infatti, è che il Governo Italiano spende poco e spende male.

Formazione

La scheda comparata dell’investimento per la formazione in America Latina non ha bisogno di commenti perché si commenta da sola. È un buco nero, la prova dell’omissione del Governo Italiano e della sua incapacità di investire proiettandosi nel futuro. Il fatto che solamente l’Argentina, il Brasile e l’Uruguay siano contemplati (quest’ultimo solo nel 1999) dimostra che questo è il punto più delicato, dove si gioca il futuro dei corsi di italiano.

Senza insegnanti non ci sono corsi, senza corsi non si studia più la lingua, senza lingua si interrompe il rapporto con l’Italia.

Negli ultimi 10 anni gli investimenti nella formazione e nell’informatica sono stati senz’altro utilissimi, ma l’insegnamento erogato, nonostante la dedizione e l’abnegazione della maggior parte degli insegnanti, non è ancora soddisfacente.

Il modello attuale dei corsi di formazione (30 ore annuali somministrate da docenti italiani in trasferta) non raggiunge gli obiettivi che si propone, per una serie di motivi: dalla brevità di detti corsi, alla mancanza di continuità, alla disomogeneità dei partecipanti (molti dei quali mancano di un’originaria formazione come insegnante), al fatto che i corsi sono stati studiati per insegnanti professionisti italiani e non tengono conto delle realtà specifiche locali, né delle esigenze specifiche dei docenti.

Preparare professori per poter insegnare italiano a livello di scuola dell’obbligo e di scuola superiore è la sfida che l’Italia si trova ad affrontare, ma per accettarla dovrà investire a breve e a lungo termine, a livello di paese, senza poter esigere un ritorno immediato. Questo implica priorità completamente diverse dalle attuali.

Il concetto che dovrebbe essere introdotto è quello della formazione permanente, che prevede sia corsi semestrali o annuali di almeno 10-15 giorni, che riuniscano insegnanti di più circoscrizioni nella stessa località, sia verifiche periodiche ogni 3-4 mesi da parte di una equipe di insegnanti brasiliani qualificati, che operino in stretta collaborazione con l’università italiana responsabile del progetto.

Naturalmente tutto questo dovrebbe essere integrato da borse di studio che permettano un effettivo interscambio con l’Italia e da materiale didattico e multimediale. Gli insegnanti più brillanti e preparati potrebbero accedere a corsi di laurea a distanza come quello di Cà Foscari e trasformarsi a loro volta in formatori nella realtà locale.

Scuole e sezioni italiane presso scuole straniere

Dalla scheda comparata non risulta ciò che risulta invece dai Piani Paese, ossia che in tutti i Paesi dell’America Latina esistono scuole italiane o sezioni della Dante Alighieri, anche se non sempre sono riconosciute dalla rigida normativa italiana (a volte solo perché il Presidente non ha la cittadinanza italiana).

È necessario sottolineare l’importanza del ruolo svolto dalle scuole italiane all’estero, che spesso rappresentano l’unico modo per preservare l’italianità e creare professionisti legati all’Italia in paesi come quelli dell’America Latina.

Oltre a sostenere e diffondere un’immagine positiva dell’Italia, le scuole creano un bacino di utenza per i corsi per adulti, professionali e universitari, perché i bambini che studiano italiano alla scuola materna e dell’obbligo creano legami con l’Italia e con la lingua italiana che manterranno vivi nella vita adulta.

In quest’ottica è incomprensibile la povertà del contributo ministeriale, soprattutto vista la situazione attuale di molti paesi dell’America Latina, limitati da gravissimi problemi economici.

Anche per le scuole è necessaria una normativa nuova e chiara, che tenga conto della realtà attuale.

Questa nuova normativa dovrebbe prevedere facilitazioni per l’apertura di sezioni italiane presso scuole straniere (intesa come l’affiancamento di un curriculum di lingua e cultura italiana al curriculum istituzionale locale) come modo di abbattere i costi e aumentare la penetrazione della lingua italiana nella società locale, e facilitare l’inserimento dell’insegnamento della lingua italiana nei curricula didattici delle scuole locali.

Lettorati

Nel modello di Piano Paese non è richiesto di specificare il numero dei lettori nominati dal MAE operanti in ogni Paese né la loro retribuzione, ma si richiede solo il numero dei docenti assunti localmente e l’indicazione di un eventuale contributo a loro riferito.

Impossibile parlare dei Lettorati senza parlare delle Università.

Nonostante ci sia stato da parte del Governo Italiano un notevole impegno nell’aumento del numero dei lettori, la situazione dell’italianistica in America Latina continua ad essere precaria. Il fatto che la figura del lettore non sia chiaramente definita e che dipenda direttamente dai Consoli, fa sì che la loro azione sia molto limitata.

Le Università particolarmente della crisi dovuta alla politica dei governi Latino Americani. Hanno una grande richiesta di corsi di italiano, che non possono soddisfare a causa del numero limitato di docenti, della mancanza di corsi di letteratura e post-laurea in linguistica italiana, di biblioteche quasi inesistenti e del numero limitatissimo di borse di studio per docenti e studenti.

Attualmente gli studenti dei corsi di italiano che vogliono frequentare corsi di lettere italiane all’università si trovano nell’impossibilità di soddisfare questo desiderio.

Questo priva le comunità di professori qualificati e crea un circolo vizioso negativo che limita pesantemente la diffusione dell’italiano.

Un altro punto delicatissimo è la mancanza di equipollenza dei titoli universitari.

I.I.C. - Istituti Italiani di Cultura

Gli I.I.C. amministrano corsi di lingua e cultura italiana. Questi corsi sono un servizio a pagamento e costituiscono una fonte di finanziamento di questi istituti. Questo può creare sovrapposizioni.

Il maggior problema degli I.I.C. è costituito dal fatto che la loro azione é molto limitata sul territorio, limitandosi alle città in cui operano.

Si potrebbe ridefinire la funzione degli I.I.C., invece di sovrapporre organi burocratici per svolgere le stesse funzioni, delegando a tali Istituti la promozione di attività interculturale sul territorio e la promozione di attività di ricerca culturale.

 

AIE