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Preparazione Conferenza Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE: il Documento del Tavolo Tematico “Assistenza, Previdenza e Solidarietà”

(AIE) Il terzo Tavolo tematico ha affrontato con un’ampia, obiettiva e serena discussione, i tanti temi del vasto settore della previdenza sociale, dell’assistenza, della solidarietà in generale. E ciò a partire dagli articolati documenti, in materia, del CGIE e dalla documentazione prodotta dalla Ia Conferenza degli Italiani nel mondo le cui indicazioni sono il terreno concreto su cui le forze sociali, politiche ed istituzionali sono chiamate a confrontarsi. Si è quindi, ancora una volta, constatato che le problematiche sociali, previdenziali ed assistenziali, pur nella loro integrazione, conservano una loro centralità nel quadro degli interventi in favore delle collettività italiane all’Estero. E’ cresciuta sempre più infatti la consapevolezza che insieme al giusto riconoscimento dei diritti civili, come è stato il raggiunto traguardo della Legge per l’esercizio di voto e della rappresentanza in Parlamento, debba essere sancita l’applicabilità dei diritti in campo socio, assistenziale e previdenziale per i cittadini italiani ovunque risiedano. Pur coscienti di testimoniare una loro specificità i cittadini italiani all’estero chiedono maggiori sforzi per garantire l’accesso universale a diritti e servizi anche nel campo sanitario, della casa, della previdenza, della assistenza. I cambiamenti in atto dovuti alla globalizzazione dei mercati portano sempre più al ridimensionamento delle politiche sociali sia in Italia che in quasi tutti i Paesi. Le politiche di tutela sociale subiscono ridimensionamenti che hanno ripercussioni negative anche per le comunità italiane all’Estero e in speciale modo per coloro che sono residenti in Paesi ad economie deboli e prive di garanzie sociali minime. Senza per altro distogliere l’attenzione sull’aumento delle povertà e dell’esclusione sociale che si stanno verificando nei Paesi industrialmente avanzati a partire, per quanto ci riguarda più direttamente, dall’Europa. Il permanere o l’emergere di vecchie e nuove povertà impone, quindi, la promozione di nuove politiche di sicurezza sociale, dirette e indirette, che garantiscano attraverso il principio della sussidiarietà, un “valore aggiunto” rispetto all’intervento tradizionale. Nel contempo il nostro Paese sta vivendo forti cambiamenti istituzionali che vedono maggiori trasferimenti di competenze e interventi, anche nel campo socio-assistenziale, dal livello centrale a quello locale (Regioni, Province, Comuni). Tutto ciò comporta un aumento dei soggetti abilitati ad intervenire, a fronte di una crescita di soggetti destinatari che sempre più si collocano nell’area del disagio, con modalità diverse dal passato. In questo quadro diventa determinante la volontà politica di estendere i diritti per l’accesso all’azione di tutela e di autotutela nei confronti di persone, famiglie e comunità che sono in condizione economiche precarie o sulla soglia dell’emarginazione, al fine di eliminare, per quanto possibile, le cause di un precario inserimento sociale, di alzare il livello di partecipazione attiva nella società civile e politica, di evitare comportamenti antisociali. Il terzo tavolo tematico ritiene indispensabile, e non più rinviabile, l’adozione di determinati provvedimenti in considerazione dell’impegno dell’Italia per una politica di protezione sociale in Europa e nei Paesi extraeuropei ad economie deboli, dove vivono milioni di cittadini italiani.

In questo contesto c’è da evidenziare allora:

- Il problema della proliferazione dileggi nazionali e regionali;

- L’impegno e l’apporto dei Patronati di Assistenza sociale che operano a tutto campo all’Estero con compiti che gli sono stati assegnati e rafforzati dalla nuova legislazione a partire dalla necessità di dare loro mandato di provvedere alla diretta trattazione ed istruttoria delle pratiche previdenziali con un’apposita convenzione da stipulare con il MAE;

- Il ruolo dell’associazionismo sociale in emigrazione che è senza alcun dubbio centrale, significativo e di cerniera;

- Il ruolo delle Consulte Regionali dell’Emigrazione la cui azione deve trovare forme di coordinamento ed integrazione;

- Il ruolo del CGIE e dei Comites, organi istituzionali di raccordo con le comunità all’estero;

- Il ruolo del nuovo Ministero degli italiani nel Mondo che dovrà farsi carico di una sua iniziativa di coordinamento dei vari soggetti interessati alla problematica;

- L’insufficienza delle risorse destinate, a tutti i livelli, per la solidarietà, l’assistenza, e la sicurezza sociale per i lavoratori migranti;

- L’esigenza di costituire un tavolo permanente di coordinamento, con la responsabilità della Presidenza del Consiglio, tra Stato, Regioni, Enti locali, CGIE ed Enti sociali (Istituti previdenziali, Patronati, Associazioni) quale luogo di confronto e coordinamento delle politiche socio-assistenziali e previdenziali per gli italiani all’estero;

- La necessità di istituire un Fondo di Solidarietà sociale nel quale far confluire parte delle risorse destinate dalle istituzioni centrali e locali in materia socio-assistenziale.

Quanto sopra doverosamente premesso, il terzo tavolo tematico ha quindi esaminato i vari aspetti dei problemi già delineati, previdenza, assistenza socio-sanitaria, fisco, solidarietà, fornendo alcune linee di intervento su questioni specifiche.

Previdenza

E’ indubbio che le riforme e le modifiche normative realizzate nel campo previdenziale negli ultimi anni, pur legittime e molte volte necessarie se si guarda al contesto italiano, non hanno tenuto conto di alcune specificità del mondo dell’emigrazione, dei reali bisogni delle comunità all’estero e delle situazioni socio economiche diversificate in cui si trovano a vivere i nostri emigranti. Peraltro, anche per le mutate condizioni della nostra emigrazione si rende necessaria una revisione delle politiche previdenziali in questo campo. In ambito europeo, invece, il processo di integrazione in atto non trova ancora quella corrispondenza che sarebbe necessaria nel settore della sicurezza sociale e per questo dobbiamo ancora confrontarci con una legislazione di 30 anni fa che va senza dubbio riformata. Nel contempo oltre a prevedere l’aggiornamento della normativa di coordinamento europea (Reg. 1408/71 Reg. 574/72), è necessario evidenziare che l’obiettivo primario deve rimanere comunque quello della armonizzazione dei sistemi previdenziali e di sicurezza sociale dei 15 Paesi UE.

Riteniamo che siano prioritari alcuni interventi:

1) Ripristino di una normativa più favorevole per l’ottenimento dell’integrazione al trattamento minimo di pensione (per i Paesi extra UE), normativa che attualmente prevede, oltre che il rispetto dei requisiti reddituali, un requisito contributivo di 10 anni di lavoro effettivo in Italia, del tutto irrealistico, tenuto conto di come si sono sviluppati i flussi emigratori degli italiani nel tempo. Sarebbe opportuno ridurre drasticamente questo requisito (nel passato, è stato di 1 anno e poi di 5 anni).

2) Effettiva applicazione, per i residenti all’estero, di quanto disposto dall’art. 38, comma 1 e seguenti della legge finanziaria 2002, relativamente all’erogazione di una maggiorazione sociale che garantisca un reddito proprio pari a 516,46 euro per 13 mensilità, in presenza di certe condizioni.

3) Adeguamento dei coefficienti di rivalutazione delle retribuzioni più lontane nel tempo.

4) Creazione di meccanismi per la rivalutazione degli importi pensionistici nel caso di cambi esteri particolarmente sfavorevoli nel corso dell’anno.

5) Riconoscimento, da parte italiana, solo ai fini del diritto ad una prestazione pensionistica, del periodo di lavoro (debitamente provato) prestato in Paesi non convenzionati con l’Italia in materia di sicurezza sociale.

6) Possibilità, solo ai fini del diritto ad una prestazione pensionistica, di sommare, ai contributi versati in uno Stato firmatario di una convenzione di sicurezza sociale con l’Italia, anche quelli versati in altri Paesi che non risultino legati da accordi internazionali sia all’Italia che all’altro Stato convenzionato, come invece sino ad ora viene richiesto dall’INPS (cosiddetti Paesi Terzi). Si ricorda che sono peraltro state emesse da corti italiane e dalla Corte di Giustizia della Unione Europea delle sentenze favorevoli all’interpretazione estensiva del concetto di totalizzazione multipla.

7) Ripristino della Direzione Generale INPS per i Rapporti e le Convenzioni Internazionali e di un’analoga struttura operativa a livello regionale per la trattazione delle pratiche di pensione estere ed in convenzione internazionale.

8) Estensione del campo di applicazione delle convenzioni di sicurezza sociale ai pubblici dipendenti (già inseriti nei regolamenti europei) e a tutti i regimi previdenziali ancora esclusi dalle convenzioni. A tal fine è tempo ormai che in materia di sicurezza sociale, previdenza, assistenza il Consiglio Europeo deliberi a maggioranza e non più all’unanimità.

9) Revisione del regolamento comunitario n. 1408/71 in quanto ignora le forme di prepensionamento, con la conseguenza che non si possono esportare le prestazioni di disoccupazione (oltre il periodo di tre mesi) e di prepensionamento.

10) Riforma dei regolamenti europei di sicurezza sociale dando maggior corpo al concetto di cittadinanza europea, semplificando molte procedure, offrendo tutele ai cittadini dei Paesi terzi, garantendo diritti non solo ai lavoratori ma a tutti i cittadini europei migranti.

11) Risoluzione dei problemi concernenti i lavoratori frontalieri, anche attraverso la creazione di tavoli bilaterali o trilaterali (come nel caso tra Italia e Repubblica di San Marino e quello tra Italia - Francia - Principato di Monaco), con la presenza anche di rappresentanti o esperti per conto delle Regioni.

12) Introduzione di un periodo transitorio di cinque anni che consenta il mantenimento della possibilità del trasferimento dei contributi previdenziali dall’Ente elvetico all’INPS anche successivamente all’entrata in vigore, ormai imminente, degli accordi bilaterali CHUE che, altrimenti, ne bloccherà la possibilità.

13) Coinvolgimento dei Patronati nelle trattative per il rinnovo e la stipula delle Convenzioni internazionali di sicurezza sociale e necessità di concludere definitivamente le Convenzioni tuttora pendenti.

14) Armonizzare in Europa i criteri di valutazione dell’invalidità pensionabile e dell’indennizzabilità del le malattie professionali.

15) Rispettare i principi della certezza del diritto acquisito. Si procede in molti casi, soprattutto da parte italiana e nei confronti di persone anziane, alla revisione di diritti che si credeva fossero ormai consolidati. Revisione di situazioni pregresse significa, nella maggior parte dei casi, diminuzione delle prestazioni e costituzione di indebiti.

Tutela sociale ed assistenza socio-sanitaria

Rafforzamento dei servizi tradizionali di tutela sociale mediante la valorizzazione degli Istituti di Patronato e istituzione di nuovi servizi sociali di consulenza ed assistenza adeguati alle realtà locali ed ai bisogni attuali della collettività italiane all’estero. Questo sforzo va compiuto facendo leva sugli strumenti pubblici esistenti, di cui si rilevano le carenze e anche con il coinvolgimento dell’associazionismo e del volontariato. Ciò a partire dalla realizzazione delle Convenzioni tra MAE e Patronati operanti all’Estero.

La garanzia effettiva del diritto all’assistenza sanitaria con adeguati strumenti legislativi e interpretativi di norme già esistenti nei confronti:

- dei cittadini italiani residenti all’estero, in particolare di coloro che si trovano in condizione di indigenza;

- degli italiani temporaneamente all’estero;

- degli italiani residenti all’estero durante i soggiorni in Italia;

Un rafforzamento degli interventi socio-assistenziali a tutti i livelli anche attraverso Piani di Assistenza locali (Paese per Paese) così come si stanno approntando i piani di azione nazionale previsti dal programma comunitario europeo per sradicare la povertà e l’esclusione sociale. In questa direzione si tratterebbe di valutare l’ipotesi di applicabilità delle disposizioni previste dalla Legge quadro 328/2000 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”). Una iniziativa questa che deve veder coinvolti oltre che lo Stato e le Regioni, anche l’associazionismo sociale e di volontariato all’estero per il rilancio del quale, almeno a livello europeo, occorre riservare nuove competenze anche alla luce della Legge sull’associazionismo sociale ed a quella sul Servizio Civile Volontario.

Applicare i principi della libera circolazione ai malati, alle persone che vorrebbero farsi curare in Europa, laddove ci sono strutture medico-ospedaliere più adeguate e più affidabili.

Senza dimenticare che persiste tuttora la necessità di estendere anche all’estero l’erogazione di un assegno sociale come, peraltro, ha più volte ribadito l’On.le Mirko Tremaglia, Ministro degli italiani nel mondo.

Fisco

1) Riconoscimento come “prima casa” dell’abitazione posseduta in Italia e tenuta a propria disposizione da parte degli emigrati, iscritti all’AIRE, e quindi estensione anche ai residenti all’estero delle stesse facilitazioni fiscali previste per i residenti in Italia.

2) Proseguimento della stipula di Convenzioni per evitare le doppie imposizioni fiscali anche con altri Paesi dove sono pure presenti importanti comunità italiane e dove operano lavoratori italiani frontalieri, come pure completamento di quelle ancora in corso e verifica sull’applicazione effettiva di quelle esistenti.

3) Realizzazione, nell’ambito della citata legge di riforma dei Patronati, di una Convenzione con il Ministero delle Finanze per permettere ai Patronati l’assistenza fiscale all’estero anche attraverso collegamenti telematici e facilitare quindi gli adempimenti fiscali per i residenti all’estero.

 

AIE