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Roma, 3 luglio 2001: riunione della V Commissione tematica del CGIE - Formazione, Impresa, Lavoro e Cooperazione

 

Ordine del Giorno

 

1. Saluto del Presidente.

 

2. Verifica dei criteri per la realizzazione di progetti di formazione diretti ai cittadini italiani nei Paesi extracomunitari e dell’Unione europea.

 

3. Politiche e strumenti della cooperazione allo sviluppo; la drammatica priorità dell’Africa; il possibile ruolo solidale delle comunità italiane.

 

4. Varie ed eventuali

 

Bando di concorso 2001/Formazione professionale

 

Caro Santellocco, cari amici del Comitato di Presidenza,

 

La Direzione del DGIEePM ha partecipato la settimana scorsa ad una riunione preparatoria per il bando di concorso 2001 sugli interventi di formazione professionale indirizzati agli italiani residenti in Paesi non appartenenti all’Ue.

Essendo il bando in fase di preparazione, non siamo ancora chiamati ad esprimere il parere obbligatorio. Ciò nonostante, credo sia importante far pervenire preventivamente tramite la summenzionata direzione alcune considerazioni del CGIE, con l’obiettivo di non dover rincorrere gli eventi. Questa prassi non elude evidentemente l’obbligatorietà di dover esprimere formale parere a tempo debito.

In allegato vi invio una bozza di dette considerazioni, frutto delle valutazioni espresse finora dagli organi del CGIE, che sottopongo ora alla vostra attenzione per le integrazioni, le correzioni o le aggiunte che intendete fare. La cosa è urgente per cui attendo una vostra rapida risposta nel senso summenzionato, o il vostro benestare.

 

Interventi di Formazione professionale per gli italiani residenti nei Paesi non appartenenti all’Unione europea

 

Note sul bando di concorso 2002 e sull’ammissione a finanziamento dei progetti

 

La graduatoria relativa al bando di concorso 2001 ha suscitato di nuovo perplessità e critiche, espresse non solo dal CGIE ma anche da rappresentanti delle Istituzioni. Esse sono state oggetto di analisi anche nella V Commissione tematica del CGIE, riunita a Roma il 27 febbraio 2001 in presenza della direttrice della U.CO.F.P.L., Dott.ssa Annalisa Vittore.

Parte di tali critiche sono assimilabili quelle già emerse in occasione del bando 2000. Esse possono essere riassunte in particolare come segue:

 

1) uno dei rilievi principali riguarda le valutazioni sui proponenti: gran parte dei progetti approvati sono proposti da Enti o sigle regionali, assolutamente sconosciuti nel. mondo dell’emigrazione, il che autorizza un parere negativo, sulla loro reale capacità di lettura dei bisogni del mercato del lavoro di riferimento, nonché sulla capacità di interloquire con il sistema formativo locale istituzionale competente. Quest’ultimo aspetto è stato fortemente raccomandato dal CGIE, anche per avviare una prassi di controllo non solo burocratico bensì sulla qualità della rispondenza e sulla pedagogia della formazione professionale.

2) con il bando 2001 ci si attendeva una maggiore specificità distintiva dei progetti e una precisa finalizzazione alle comunità italiane. Si trattava da una parte di evitare le confusioni e sovrapposizioni con altre logiche e altri ambiti d’intervento quali la cooperazione allo sviluppo e la cooperazione commerciale, dall’altra di garantire un impatto non generico, bensì mirato, sulle comunità italiane e di evitare estemporaneità e dispersione di risorse.

3) sono mancati criteri di valutazione appropriati, che avrebbero dovuto considerare le specificità delle diverse situazioni e dei fattori di qualità dei progetti soprattutto in termini di impatto effettivo e di sostenibilità reale.

4) si sono verificate disfunzioni anche gravi a livello di acquisizione del parere consolare obbligatorio.

5) si sono registrati squilibri inspiegabili nel rapporto tra risorse attribuite in determinati Paesi e l’effettiva consistenza della comunità italiana.

 

Questa sintesi delle osservazioni emergenti dai bandi di concorso 2000 e 2001 offre lo spunto per alcune indicazioni riguardanti il futuro degli interventi di formazione professionale e di conseguenza i prossimi bandi di concorso. In particolare si osserva che

 

a) l’entità dello stanziamento previsto dall’ultimo bando di concorso (20 miliardi) è insufficiente a far fronte ai bisogni di formazione espressi dalle comunità italiane all’estero. In tal senso si dovrebbe tornare quanto meno alle disponibilità allocate nel 2000 (40 miliardi). b) occorre costruire un quadro certo di riferimento ed una strategia mirata partendo in particolare

- dalla maggiore specificità distintiva dei progetti e dalla più precisa finalizzazione alle comunità italiane;

- dall’attenta individuazione delle credenziali dei soggetti promotori, che devono dimostrare competenze in ambito emigrazione o di formazione transnazionale.

- dal non riconoscimento di progetti rispondenti più che altro alle esigenze delle aziende, soprattutto se non sono date garanzie sulla creazione di posti di lavoro e sullo sbocco occupazionale conseguente alla formazione;

- dall’identificazione dei destinatari che dovrebbe avere tre riferimenti principali: 1) le difficoltà personali socioeconomiche e conseguente rischio di esclusione sociale; 2) i rischi di espulsione dal mercato del lavoro, soprattutto per i connazionali operanti in contesti di lavoro caratterizzati dall’innovazione e dalla continua transizione lavoro-lavoro e dalle difficoltà di fruizione del sistema formativo locale; 3) la valorizzazione del lavoro e dell’imprenditorialità italiana come risorsa per lo sviluppo e per le relazioni commerciali.

c) si deve realizzare un quadro di priorità area per area, che risponda alle concrete necessità dei cittadini residenti. Si sottolinea in questo ambito, che esistono necessità primarie in grandi aree continentali derivanti dallo sviluppo e dall’economia (per esempio nell’America latina), e necessità generate dalle continue trasformazioni del sistema produttivo unite alle difficoltà del processo d’integrazione, con conseguenti situazioni di disagio vissute da settori consistenti della popolazione italiana residente (Svizzera, Germania).

d) elementi concreti come l’integrazione nei sistemi locali, l’impatto su un certo tipo di emigrazione, la continuità e il radicamento delle strutture operative devono trovare riscontro nei criteri di valutazione. e) pare necessario rivedere il Comitato tecnico di valutazione, perseguendo in particolare

- un maggiore coinvolgimento del CGIE;

- un maggiore coinvolgimento della rete diplomatico-consolare. I Consolati devono esprimere parere obbligatoriamente e quindi devono essere messi in grado di esplicare tale compito. Per esempio prevedendo che i proponenti inoltrino i progetti ai competenti Consolati con un preavviso di tempo sufficiente per effettuare la valutazione e la formalizzazione del parere obbligatorio da inviare al competente Ministero;

- la presenza nel Comitato di valutazione di esperti esterni che posseggano adeguate competenze e conoscenze dell’emigrazione italiana nel mondo.

f) le graduatorie dei progetti approvati e di quelli non approvati (giudizio sintetico ed analitico) devono essere assolutamente trasparenti, trattandosi di interventi finanziati con fondi pubblici.

 

Franco Santellocco

Presidente della V Commissione

Franco Narducci

Segretario generale del CGIE