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Recensioni - "Fratelli d’Istria. 1945/2000"

di Guido Rumici

Mursia Editore  2001

 

Le vicende che colpirono gli Italiani del confine orientale alla fine della seconda guerra mondiale sono state a lungo trascurate dalla storiografia ufficiale nazionale, quasi si volesse stendere un velo di silenzio su una pagina buia del nostro Paese.

Con il Trattato di pace del 1947 vennero cedute alla Jugoslavia di Tito le intere province di Pola, Fiume e Zara oltre che una consistente porzione delle province di Trieste e Gorizia.

La conseguenza fu drammatica e provocò l’esodo di circa 350.000 giuliani e dalmati, con interi paesi che si svuotarono nel giro di pochi anni. I pochi che restarono si ritrovarono dopo poco tempo "stranieri in Patria" in un’Istria completamente cambiata e snazionalizzata da un regime, quello di Tito, che non lesinò minacce e vessazioni verso tutti coloro che potevano rappresentare, di fatto o anche solo potenzialmente, degli oppositori al nuovo ordine costituito.

La storia dell’Istria e di Fiume dal 1945 fino ai giorni nostri ci viene raccontata dal prof. Guido Rumici nel volume "Fratelli d’Istria 1945-2000", fresco di stampa, pubblicato da Mursia Editore di Milano. Si tratta di un’opera importante perché affronta con rigore storico ed obiettività un’epoca sicuramente difficile della storia delle nostre terre e, soprattutto, è un libro che, avendo divulgazione a livello nazionale, potrà far conoscere finalmente anche ai non addetti le travagliate vicende di un popolo, quello giuliano dalmata, che da sempre si lamenta giustamente per la scarsa attenzione che la Nazione ha prestato alla sua questione.

E di ciò va dato merito all’Editore Mursia che, dopo aver stampato il fondamentale libro del prof. Gaetano La Perna "Pola-Istria-Fiume 1943-1945", ha ora pubblicato questo nuovo volume "Fratelli d’Istria 1945-2000" di Guido Rumici che può essere visto come la continuazione ed il completamento del primo lavoro citato.

Il libro del prof. Rumici appare comunque del tutto innovatore soprattutto perché traccia una panoramica sull’intero dopoguerra in Istria, a Fiume ed in Dalmazia, analizzando in modo oggettivo e pacato il fenomeno dell’esodo e di come un popolo divenne minoranza in soli pochi anni. Ciò è abbondantemente spiegato con una notevole massa di dati (tutte le statistiche dei censimenti jugoslavi sono riportate), di fatti e di episodi che videro il regime jugoslavo ghettizzare la lingua e la cultura italiana in spazi sempre più ridotti. Vennero chiuse scuole, asili, circoli di cultura italiani, mentre la gente partiva senza soluzione di continuità per raggiungere l’Italia o per fuggire ancora più lontano, verso le Americhe o l’Australia.

Da Pola partirono 28.000 persone su 32.000, da Fiume 54.000 su 60.000, 8.000 su 10.000 da Rovigno e 14.000 su 15.000 da Capodistria. Dalle altre località, da Umago, Pirano, Parenzo, Cittanova, Isola, Albona, Cherso, Lussino e Zara l’andamento fu circa analogo con punte del 90-95% di esodati.

E chi rimase? Coloro che avevano creduto nel nuovo regime comunista (e in buona parte poi se ne pentirono) o che avevano voluto restare per accudire gli anziani o per non aver avuto la forza di lasciare la propria terra, il proprio mare.

Molte famiglie si divisero, partirono i giovani, rimase qualche anziano.

Un popolo, una comunità che è stata divisa da una tragedia bellica a distanza di più di mezzo secolo viene riguardata oggi con un occhio nuovo.

Guido Rumici per anni ha raccolto voci, relazioni, testimonianze di genti che per vari motivi ha fatto la scelta o dell’esodo o di una nuova imposizione statale.

Una scelta decisamente sofferta, e quasi sempre lacerante, sia per i 350.000 esuli sia per gli esiliati in casa.

"Fratelli d’Istria" vuole contribuire soprattutto a far conoscere la situazione attuale dei rimasti ed i mutamenti storici, economici e politici che si sono verificati nel volgere di questo ultimo mezzo secolo e che furono la causa di tante sofferenze e che, soprattutto, spinsero la maggior parte della popolazione ad abbandonare tutto ciò che possedeva pur di fuggire da una realtà non più tollerata.

Degne di menzione sono poi le appendici che raccolgono diverse testimonianze, la cronologia ed una ricca bibliografia per chi volesse ulteriormente approfondire l’argomento. Il volume del prof. Rumici è inoltre arricchito da numerose fotografie dell’epoca che bene rendono l’idea del clima che si viveva nella Jugoslavia di Tito.

Si tratta, in definitiva, di un libro che meriterebbe un’ampia diffusione non solo nel mondo degli esuli, di cui illustra in sintesi fatti e vicende, ma soprattutto tra tutti quei nostri connazionali, ed in particolare i giovani studenti, che potranno avere l’opportunità di conoscere finalmente una pagina drammatica della storia d’Italia.

 

AIE