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Marcinelle - Intervento del Ministro per gli Italiani nel Mondo, On. Mirko Tremaglia

 

Cari Connazionali,

questa è una giornata solenne che impegna soprattutto in termini morali il Ministero per gli Italiani nel Mondo e tutti noi. Ringrazio l'Ambasciatore del Belgio in Italia, Patrick Nothomb, i nostri Ambasciatori che sono venuti a Marcinelle dalla Francia, Germania, Grecia, Gran Bretagna, Irlanda, Portogallo, Paesi Bassi e gli incaricati degli affari venuti dall'Austria, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Spagna e Svezia, i rappresentanti delle Regioni, Province e Comuni di origine delle vittime di Marcinelle, il Segretario Generale del CGIE Narducci, il Vice Segretario per l'Europa Farina, e gli altri membri del CGIE, De Matteo, Zoratto, Santellocco e Ciucci, il Presidente del Comites di Charleroi Piccoli, i Presidenti degli altri Comites e le Associazioni Italiane oggi qui presenti, ma in particolare quelli che rappresentano i minatori e i familiari delle vittime, per essere intervenuti a questa cerimonia con cui intendiamo commemorare insieme i 136 minatori italiani che con altri 126 colleghi di vari paesi europei persero qui la vita l'8 agosto 1956.

Questa non è la prima volta che vengo a Marcinelle per rendere onore e omaggio alle vittime della miniera. Ho sentito sempre profonda dentro di me la vicenda della strage; era un pellegrinaggio personale. Ho partecipato anche a quella celebrazione ufficiale nel 1996 presieduta dal Sottosegretario On. Fassino.

La visita odierna assume un valore particolare perché si tratta della mia prima visita ufficiale all'estero come Ministro per gli Italiani nel Mondo. Ha un suo vero significato perché Marcinelle rappresenta il simbolo della sofferenza, della fatica, del sangue versato sul lavoro dagli italiani nel Mondo e dai loro fratelli europei e la superiorità di quell'umanesimo del lavoro allora ignorato che riconosce, a chi lavora, dignità e parità di diritti e di doveri.

136 Italiani, quel tremendo giorno dell'8 agosto 1956, morti asfissiati nella miniera e con loro, come ho detto, altri 126 minatori dell'Europa nella più spaventosa delle catastrofi e delle tragedie.

Mettiamoli tutti in fila i nostri Caduti e ricordiamoli alle nuove generazioni che non conoscono questa terribile vicenda. Ragazzi di vent'anni e uomini di grande speranza cacciati in quella miniera di sepolti vivi a lavorare come bestie in cunicoli non più alti di cinquanta centimetri. Ricordo la prima volta nel nostro primo pellegrinaggio in questo triste bacino minerario, dove la morte, il pericolo e il senso dello sfruttamento ti fanno capire che cosa significa il tuo dovere, la solidarietà, il rispetto verso i lavoratori e quanto è cinico, egoista e vile il comportamento di chi osa vivere solo guardando al proprio egoismo e al proprio denaro. Ci inchiniamo davanti ai nostri morti e facciamo come una volta, perché crediamo in loro e nella santità del loro sacrificio: siamo stati nel cimitero sull'attenti, ascoltando il suono del silenzio e abbiamo recitato una preghiera che Dio accoglie come atto supremo di devozione per i Caduti e per tutte le loro famiglie.

Oggi non vi sono più reduci, ma io in questi anni ne ho conosciuto qualcuno e ricordo di uno che cercò nei continui passaggi nella profondità della miniera di invocare i nomi dei compagni di lavori, di cercarli, ritrovando poi solo le misere spoglie di chi ha dato la vita. Pochi si ricordano di loro. Sono passati quarantacinque anni, ma davanti a noi vi è il mosaico di questi eroi del lavoro che sono il simbolo di tanti altri completamente dimenticati. La politica non ha tempo per seminare dentro di sé queste date di autentico martirio, impegnata come è in manovre e intrighi di ben altre dimensioni.

La morale non c'è più e l'insegnamento dei ricordi dei morti nemmeno. Noi rileggiamo quell'elenco e pensiamo ad ognuno di loro.

Abbiamo chiesto e chiediamo che in Italia oggi, 8 agosto 2001, ci si fermi per un minuto di raccoglimento; lo abbiamo chiesto per le ore 13,30 perché a quell'ora è stato scritto sulla porta della galleria della miniera a quota 1035 da chi tentava una strada impossibile della salvezza:

"fuggiamo davanti al fumo, siamo una cinquantina";

ma essi non videro mai la luce. Vogliamo dare un segnale forte e corale a prescindere dalle divisioni politiche, sindacali, culturali e religiose come quando, in occasione del 40° anniversario della tragedia, venni qui con l'allora Sottosegretario agli Esteri on. Fassino. Tutti sanno bene, gli amici del CGIE in modo particolare, cosa io pensi di certe date e del loro significato unitario. Non vi può essere manifestazione di parte. Marcinelle non può essere rivendicata da nessuno, se non dall'intero popolo Italiano ed europeo.

Riconosciamo a questi nostri Connazionali, che, costretti ad emigrare per lavorare, hanno pagato nel più tragico dei modi dopo aver subito il dolore più grande di aver lasciato la propria terra. Nel sacrario della memoria Marcinelle è uno dei tanti tragici e dolorosi episodi della storia italiana che sono serviti a rafforzare il senso dell'Unità Nazionale di una comunità che è stata costretta a mandare i propri figli fuori dai confini per permettere loro di lavorare. La loro morte ha determinato per l'intero paese la dura presa di coscienza della esistenza di tanti italiani all'estero chiamati a lavorare e vivere in condizioni spesso al limite dell'umano. Noi abbiamo il compito, appreso in un secolo di storia, ovunque di adottare politiche diverse e nuove per i nostri Italiani nel Mondo, per tutelarne la dignità e favorirne l'inserimento nel paese ospite, nello stesso tempo esaltando il mantenimento dei legami con la Madre Patria.

Uomini che governate le Regioni e i Comuni che hanno avuto morti a Marcinelle, raccontate ai vostri ragazzi la storia affinché nel Mondo non si possa più ripetere Marcinelle. Leggo i nomi delle Regioni, sono 13, che hanno versato il sangue ed il pianto. Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia, Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Veneto. Quanti sono venuti al Cimitero, oggi si sono fermati poi nel cortile della miniera da allora spenta dove sorge un monumento che ricorda i nomi delle vittime. Comunico a tutti che nel Belgio dal '46 al '63 vi è un bollettino impressionante dei nostri caduti; dal '46 al '63 complessivamente 867 italiani morti nelle miniere del Belgio. Una pala, una piccozza, un casco, una lampada e via verso l'oscurità.

Cinquantamila emigrati nei cinque bacini minerari del Belgio per quell'accordo del 23 giugno 1946 che finì dopo l'eccidio di Marcinelle. Così è finito il sogno di chi piangendo lasciava la terra per cercare nel durissimo lavoro la soluzione di chi in Patria non trovava occupazione. La memoria storica di quanto è accaduto deve fare rivivere davanti a noi non solo le immagini di quel giorno spaventoso, ma deve costituire la stella polare di chi su quel grande sacrificio vuole costruire una nuova società. Ma questo sacrificio ha significato tante altre cose. Se oggi gli oltre 280mila italiani residenti in Belgio, la più numerosa oggi tra le comunità straniere, sono fortemente integrati in questa società, si possono contare su uno dei sistemi più garantisti d'Europa, se hanno raggiunto posizioni di primo piano nel mondo politico, economico e sindacale, se ai primi posti vi è la cultura italiana, il potenziamento della capacità professionale, questo è conseguenza dell'insegnamento anche dei minatori di Marcinelle. E' infatti dal dicembre 1957, dopo la sventura di Marcinelle, che venne firmato un protocollo tra Italia e Belgio che mutava le condizioni di lavoro e di vita dei minatori e poneva le basi che hanno permesso ai nostri connazionali di raggiungere altre posizioni che oggi occupano in questo paese. Marcinelle è un punto di partenza anche della costruzione europea proprio perché Marcinelle ha rappresentato una tragedia europea che ha accomunato nel dolore di 262 vittime più paesi europei. La miniera del Bois du Cazier deve diventare un simbolo dei caduti sul lavoro. Là nascerà un museo, un centro di ricerca e un centro di socialità che avranno una proiezione internazionale e che tramanderanno alle generazioni future il ricordo di una tragedia che ha un significato terribile per l'Italia, per il Belgio e per l'Europa intera.

Costruzione che un impegno morale del mio ministero vuole con interventi concreti di ampio respiro a favore di tutti gli Italiani nel Mondo. La parola d'ordine è quella sempre e ovunque della solidarietà. E su queste basi il Ministero degli Italiani nel Mondo, il Ministero degli Affari Esteri e il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero hanno in effetti stabilito una linea per cui nello spirito di Marcinelle intendiamo associare italiani all'estero e italiani in Italia, in una grande comunità di valori capaci di affrontare le sfide della nostra epoca.

Colgo l'occasione per ringraziare il Presidente della Commissione Europea, Prodi, per il toccante messaggio inviato in questa occasione.

E' con questo spirito che vi comunico il forte e nobile messaggio del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi:

Mi associo in ideale partecipazione al commosso omaggio che Ella, Caro Ministro, si accinge a rendere alle vittime dell'immane tragedia di Marcinelle, ove quarantacinque anni fa perirono, insieme ad altri minatori, centotrentasei nostri connazionali.

La memoria va a quella tragica giornata dell'agosto del 1956, quando irruppero nelle case degli italiani le immagini drammatiche della miniera belga, dei volti trasfigurati dei superstiti, degli sforzi dei soccorritori, del pianto dei familiari delle vittime.

Fu una pagina dolorosissima che ancora oggi testimonia il grande sacrificio dei lavoratori italiani emigrati, il loro essenziale contributo al progresso economico e sociale delle nazioni che li ospitano, il faticoso cammino da allora compiuto per assicurare condizioni di lavoro rispettose della sicurezza e della dignità umana.

A Lei e a tutti i rappresentanti degli Enti e delle Istituzioni presenti alla solenne cerimonia, ai familiari delle vittime, ai connazionali intervenuti giunga il mio fervido, solidale pensiero insieme con un saluto molto cordiale.

Carlo Azeglio Ciampi

In questo spirito profondamente commosso ringrazio il Capo dello Stato che ci ha dato ancora una volta il respiro di una grande spiritualità nel nome e nell'omaggio a tutti i nostri caduti, ed è per questo che io oggi davanti a voi e davanti ai nostri morti dopo questa giornata solenne e commovente da Marcinelle faccio questa proposta: che l'8 agosto venga proclamato Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro italiano nel Mondo.