News


N

e

w

s

Editoriale di Nuovo Oltreconfine

Marcinelle, per andare oltre

 

Qual è il significato politico che la visita dell’On. Mirko Tremaglia, Ministro per gli Italiani nel Mondo di questa Repubblica, deve avere nella ricorrenza del 45mo anniversario di quella immane catastrofe che provocò nel 1956 a Marcinelle, in Belgio, la morte di 262 minatori di tutta Europa, tra i quali 136 provenienti da 13 Regioni italiane? Dal luogo della tragedia deve partire un messaggio europeo che renda fratelli nel dolore i popoli d’Europa, un continente in cui milioni di nostri emigrati si fanno onore col lavoro, affermandosi in tutti i settori della vita civile. Per tutta l’emigrazione italiana quella data-simbolo rappresenta il sangue, la fatica, la sofferenza, il calvario che la nostra gente per secoli ha dovuto subire fuori dai confini, nella lunga e martoriata storia. Calvario che continua ancora, nonostante tutto, a caratterizzare la vita di una parte della nostra emigrazione in ogni contrada del mondo, anche se nelle nostre numerose comunità sempre con più frequenza si registrano casi di compiuta integrazione, di successo e di grande progresso, ignorati e misconosciuti in Patria. Marcinelle rappresenta per gli italiani nel mondo un momento profondo e doloroso, quello della giustizia sociale negata dalla partitocrazia, che per decenni, con la complicità di alcune precise forze politiche e sociali, ha relegato nel ghetto del dimenticatoio una parte consistente della comunità nazionale, discriminata e senza diritti solo perché, per bisogno, aveva dovuto varcare i confini dell’Italia in cerca di quel pane che essa non era in grado di garantire ai propri figli. Deve rappresentare a nostro avviso, nel profondo ricordo, il riscatto, la riscossa ed il riconoscimento della dignità del lavoro italiano nel mondo in un momento in cui esso deve diventare parte irrinunciabile ed inconfondibile del Sistema Italia nel complesso contesto della globalizzazione, che non deve e non può cancellare il diverso, ma deve rinforzare le singole identità (linguistiche e culturali) ed interpretare degnamente gli interessi dell’Italia nel mondo. Marcinelle deve rappresentare la superiorità di quell’Umanesimo del lavoro, allora calpestato, a cui noi da sempre crediamo che riconosce a chi lavora e a chi fatica dignità, parità di diritti e doveri in un contesto in cui la solidarietà si deve coniugare con la sicurezza, diventando fattore primario di integrazione e di progresso nella società civile in cui ognuno di noi vive ed opera. La tragedia mineraria di Marcinelle, che i testi scolastici europei ignorano vergognosamente, rimane un atto di accusa contro lo sfruttamento disumano che cancellava allora la dignità del lavoratore, fondato su un baratto ignobile: per ogni nostro lavoratore che si stabiliva in Belgio (negli anni ‘50), Bruxelles inviava in Italia 200 chili di carbone al giorno. Bene ha quindi fatto il nuovo Ministro per gli Italiani nel Mondo del Governo Berlusconi ad iniziare da questo sacro luogo il suo lungo cammino di "riscossa" rendendo ufficialmente, ripetiamo ufficialmente, omaggio come Governo di questa Repubblica ai connazionali caduti sul lavoro, lontani dalla Patria.

E’ ovvio che Marcinelle è patrimonio di tutti, indistintamente, a prescindere dalle proprie impostazioni politiche, sindacali, culturali e religiose. Non occorreva che qualche stonato, sprovveduto ed "Amaro" consigliere del CGIE lo ricordasse nell’ultima sessione (chi viene da lontano non ha bisogno di certe inutili filippiche), anche perché viene categoricamente smentito dai fatti e dai comportamenti, che vedono Tremaglia, il "deputato degli emigranti", antico "pellegrino" fra gli ex minatori di Marcinelle a ricordare, fraternamente assieme a loro, i caduti, davanti al "pozzo maledetto" di Bois du Cazier, laddove pochi, troppo pochi, sono quei rappresentanti del Parlamento e dei Governi della Repubblica succedutisi negli ultimi 45 anni che se ne sono ricordati ed hanno reso il giusto omaggio a questi fratelli che hanno perso la vita sul lavoro e che non vanno e non possono essere dimenticati. Perché, chiedo al "compagno" Andrea Amaro, quando i suoi amici del centrosinistra erano a Palazzo Chigi, qualche illustre Ministro non ha iniziato il proprio impegno politico di Governo rendendo omaggio a Marcinelle? Noi avremmo sicuramente applaudito, come quando l’On. Piero Fassino, Sottosegretario agli Esteri, nel quarantennale della tragedia non si tirò indietro ed insieme a tanti altri, Tremaglia compreso, andò lì a testimoniare la propria solidarietà e a ricordare con la Regina del Belgio la grande tragedia mineraria.

Noi allora rimproverammo al CGIE di essere stato poco partecipe a quella significativa ricorrenza e accusammo l’amministrazione di non aver coinvolto i Comites; oggi invece siamo lieti di vedere un Ministro della Repubblica in rappresentanza del nuovo Governo, assieme al CGIE, ai Comites ed alle associazioni tutte portare il cordoglio della nazione a quei caduti dimenticati. Non per piangerli ulteriormente, ma per andare oltre ed iniziare tutti insieme quel necessario riscatto sul sacro rispetto del lavoro, che deve essere il protagonista di una nuova stagione, di una nuova politica di sicurezza e di giustizia sociale, nel rispetto dei sacrosanti diritti negati. Dove nessuno possa imporre con il denaro il proprio tornaconto e dove i lavoratori, in collaborazione con i datori di lavoro, tornino ad essere i veri protagonisti del loro avvenire, dentro e fuori i confini della Patria. Questo per noi significa andare a Marcinelle con Tremaglia, nel 45mo anniversario di questa immane tragedia che i giovani d’oggi non conoscono e che le Istituzioni devono impegnarsi a far conoscere.

 

Bruno Zoratto

Direttore Nuovo Oltreconfine